Alle 21 e 15, per il Festival Teatro dei Due Mari, Pirrotta ricreerà con un flusso continuo di memorie e di immagini, con il corpo e soprattutto con la voce, vero e proprio strumento musicale, le sonorità mediterranee e i rumori quotidiani e al contempo arcaici di Palermo.
Il capoluogo siciliano, raccontato dall'autore con l'animo dell'innamorato e il piglio del testimone, è il grande protagonista della narrazione, con la sua anima meticcia, per metà occidentale e per metà ancora araba, con le sue tante contraddizioni e la sua umanità varia e dolorosa.
“Questo spettacolo – racconta Pirrotta, allievo di Mimmo Cuticchio ed erede della tradizione dei cuntisti – è nato qualche anno fa con Peppe Lanzetta dall'intenzione di raccontare Napoli e Palermo, due città cosmopolite che si scontrano con una classe politica che non sa tenere conto della loro grandezza. Poi la produzione si è disinteressata al lavoro e io ho deciso di proseguire da solo. Vi ho aggiunto nuovi segmenti e altri monologhi, ampliando e arricchendo lo spettacolo. Attraverso racconti terribili, in Malaluna vogliamo mettere a confronto la città moderna con il ricordo di una Palermo che non c'è più, denunciando i cambiamenti che hanno avvilito la parte poetica di questo luogo”.