Nel voler dare uguale dignità a tutti i dati della natura, aderisce al pensiero scientifico di Galileo Galilei e a quello filosofico di Giordano Bruno. Il periodo romano dell'artista è caratterizzato da una notevole produzione di dipinti, favorita da una committenza ricca, colta ma spesso polemica nei confronti di un artista ritenuto sconveniente. Centro focale del testo è tuttavia la produzione messinese del pittore. Dal 1606, dopo l'uccisione di un rivale a Roma, Caravaggio, per evitare la condanna a morte, va errando prima a Napoli, poi a Malta e infine in Sicilia.
A Messina troverà l'ambiente più ricettivo e protettivo dove le novità del suo naturalismo saranno apprezzate dalla committenza locale, pervasa da un forte spirito controriformista. Molte opere gli furono commissionate nella città dello stretto, che all'epoca era ricca e potente, ma oggi solo due capolavori, non distrutti dai devastanti terremoti del 1783 e del 1908, sono esposti nelle sale del Museo Regionale: la Resurrezione di Lazzaro, commissionatogli dalla ricca e potente famiglia Lazzaro, e l'Adorazione dei pastori, richiesta dal Senato della città.
E' importante anche rilevare come l'autrice sia riuscita, attraverso testimonianze finora poco note, a ricostruire non solo il percorso artistico dell'autore ma anche quello umano. Collerico, violento ma sincero e appassionato, Caravaggio rappresenta l'artista maledetto che mosso da istinti irrefrenabili è sospinto nel baratro delle passioni ma, nel contempo, è attratto verso il soprannaturale e tende a sollevarsi verso il divino. Può il divino concretizzarsi nell'umano e l'umano dissolversi nel divino? Questo forse il nodo cruciale della sua esistenza, che il pittore tentò di sciogliere attraverso le sue intense immagini pittoriche.