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Dibattito fino a tarda ora sulla mozione di sfiducia a Crocetta. Scontato il voto palese: 37 sì e 44 no

Il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta (Foto Paolo Furrer)
Il presidente della Regione Rosario Crocetta (Foto Paolo Furrer)

Cronaca di una bocciatura annunciata, quella della mozione di sfiducia del Centrodestra e dei 5 Stelle al presidente della Regione Rosario Crocetta. Fino a notte fonda è andato in scena il dibattito politico all'Assemblea Regionale, per poi sfociare in un voto che alla vigilia appariva scontato: 37 sì, 44 no e la mozione non passa. E' quasi l'una del mattino e la legislatura è salva. Per il momento.

Perché anche se la mozione di sfiducia al presidente Crocetta non ha avuto i voti necessari per passare, il governo non ha più una maggioranza, essendo stati solo 44 sui 50 disponibili i voti a favore.

Quasi impossibile raggiungere quota 46. Questione di feeling? No, di numeri e di sopravvivenza, detto papale, papale.

Affondare Crocetta significherebbe mandare  a casa anche il Parlamento, con i suoi 90 deputati, che alla prossima legislatura non sarebbero più 90, ma 70. Per tanti inquilini di Palazzo dei Normanni sarebbe un autogol. Da pensarci bene. E Crocetta lo sapeva e ci contava.

“Interrompere l'esperienza di governo in questo momento – ha detto il presidente – creerebbe problemi drammatici alla Sicilia. Non ho imprese da difendere, non ho interessi personali da difendere, da presidente della Regione non ho fatto i soldi. Come diceva il Manifesto di Marx del 1848, abbiamo solo le catene da perdere. Non temo le elezioni, non temo la sfida elettorale perché stravinceremo con un'ampia maggioranza. Piuttosto, Centrodestra e M5s cosa faranno? Si presenteranno alleati? Andiamo al voto, vediamo chi vince, noi siamo uniti”.

Ma il pomeriggio è stato lungo e anche la serata, con qualche effetto teatrale.

Come quando è stato necessario sospendere i lavori per alcuni minuti,perché il presidente Crocetta minacciava di lasciare sala d'Ercole durante l'intervento del capogruppo M5s, Valentina Zafarana. Quest'ultima, illustrando la mozione di sfiducia, ha aggiunto che qualche deputato avrebbe votato “mettendo contemporaneamente mano al portafogli”. A quel punto il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone ha richiamato all'ordine .

Ai grillini Crocetta non le ha mandate a dire: “Il Movimento 5stelle è sempre più razzista, omofobo e persino filomafioso. Siete intolleranti e prevaricanti, sapete solo organizzare dissenso sistematico nelle piazze per delegittimarmi”.

Così il presidente ha replicato alla Zafarana, che aveva illustrato la mozione di sfiducia, sbandierando le 25 mila firme raccolte in piazza a Palermo a supporto dell'atto parlamentare.

Poi è stata la volta in aula del battibecco tra il deputato Antonio Malafarina del Megafono e il presidente della Commissione Regionale Antimafia Nello Musumeci. Malafarina ha rimproverato a Musumeci di non avere tolto la firma dalla mozione di sfiducia dei 5stelle dopo che Beppe Grillo ha parlato, allo Sfiducia Day, di una “mafia che aveva una morale”.

Musumeci ha urlato a Malafarina di “non speculare sulla mafia”, ma il deputato del Megafono ha ricordato il suo impegno antimafia da ex questore e le azioni di denuncia portate avanti nel tempo insieme a Rosario Crocetta. Il presidente dell'ARS Giovanni Ardizzone è stato costretto a sospendere la seduta per qualche minuto.

Poi c'è stata anche la nota di colore, con una telefonata a sorpresa di Silvio Berlusconi ai deputati di Forza Italia. L'ex premier, che era in compagnia del coordinatore regionale degli azzurri Enzo Gibiino, ha parlato al telefono con alcuni dei deputati, mentre era in corso l'intervento in aula del capogruppo di FI Marco Falcone. “Ci ha incitato ad andare avanti, cercando di essere più incisivi nella comunicazione con la stampa” – ha riferito il deputato azzurro Giuseppe Milazzo.

C'è stato spazio anche per prendere le distanze dal gossip: “Esprimo la mia solidarietà personale e quella dell'intero Parlamento siciliano al presidente della Regione Rosario Crocetta per le gravi affermazioni della signora Viviana Beccalossi in una nota trasmissione nazionale. Avevo il dovere di farlo perché certi limiti non si possono superare” ha dichiarato Ardizzone in aula, riferendosi alla battuta dell'assessore regionale lombardo Beccalossi al presidente Crocetta chiamato ‘Frocetta' durante l'Arena di Giletti su Rai 1 domenica scorsa.

Ardizzone ha invitato formalmente Crocetta “a non prestare il fianco a trasmissioni costruite a tavolino perché è chiaro che il Presidente Crocetta fa audience con il suo modo di fare, ma non sempre l'audience può servire alla nostra isola quando le trasmissioni sono costruite a tavolino”. Poi un lungo applauso, prima di affilare di nuovo i coltelli.

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