Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica, dato che porta in scena i grandi temi della maschera, dell'umorismo, dell'identità e del rapporto tra forma e vita, sullo sfondo della contraddittorietà tragicomica della nostra esistenza. Il testo narra la vicenda di un uomo che per vent'anni veste i panni dell'imperatore Enrico IV, prima per vera pazzia, poi per abile inganno per simulare una nuova vita, e infine per drammatica costrizione e diventa così l'emblema del legame pirandelliano tra maschera e realtà. Un nobile, infatti, aveva preso parte a una mascherata in costume nella quale impersonava Enrico IV. Alla messa in scena prendevano parte anche Matilde, donna di cui era innamorato, e il suo rivale in amore Belcredi. Quest'ultimo disarcionò Enrico IV, il quale nella caduta battè la testa e si convinse di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Dopo dodici anni, però, Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per sottrargli Matilde. “Con Pirandello ho un rapporto doppio: lo considero, come tutti, il più grande autore italiano -dichiara Cecchi. E anche il più insopportabile. Ma Pirandello è un punto focale, un nodo centrale nella tradizione del teatro italiano e va affrontato col rispetto che gli si deve”.