Tuttavia, solo la distruzione di Cartagine, ormai città fantasma, conferma la forza e il potere di Roma e diventa anche un monito per tutti di non osare contrastarne i disegni espansionistici. La vittoria non era stata determinata solo dal grande materiale umano di cui la città disponeva, ma soprattutto dalla novità della sua politica. I Romani si dimostrarono capaci di armonizzare e conciliare principi fondamentali quali l'aristocrazia, la democrazia, l'oligarchia, la procedura militare e la procedura civile ed “ebbero la capacità di saper dirigere e controllare l'energia umana” (Romano,Picone,Gasti).
La grandezza di Roma poggiò su tre pilastri: quello geografico, quello civile con l'estensione della cittadinanza a intere province e con la colonizzazione di terre lontane, ma più di tutti è quello giuridico che la fa padrona del diritto e le consente di difendere l'ordine sociale del sistema costituzionale. Un esempio che evidenzia la sottile avvedutezza dei legislatori romani in campo della navigazione è la Lex Oppia, che stabilisce l'interdizione del commercio marittimo alle gentes senatoriae per evitare che la stabilità dei patrimoni gentilizi sia messa in crisi dai pericoli a cui vanno solitamente incontro le navi. Impedendo che la classe egemone mettesse a rischio il proprio patrimonio, l'Urbs allontana rivolgimenti sociali. La ricchezza serve a mantenere l'assetto sociale, non è un bene a se stante.
Quando con l'impero verranno meno tali principi e la ricchezza sarà un bene assoluto comincerà il crollo irreversibile di Roma. Il percorso storico-politico della trattazione è supportato e arricchito di riferimenti archeologici a reperti dell'epoca, rinvenuti nei fondali del mare nostrum. Essi servono a dar corpo e concretezza alle teorie storiche e ad avvalorarne i saperi immateriali. La quotidianità degli oggetti, derrate alimentari, recipienti, utensili vari, armi, alberi delle navi, fasciame e altro offrono il volto umano della storia ed emozionano profondamente i cultori del passato. E fra i tanti reperti descritti nel testo, suscita profonda emozione nel lettore il relitto della superba “nave di Marsala”, del 241 a. C.