La sua umanità s'inebria. Egli sa leggere ciò che è arcano, conosce le segrete leggi che tengono uniti gli elementi, ricerca il percorso della vita negli astri. Interpreta il futuro incrociando le lettere e i numeri, conosce la geomanzia. I suoi istinti lo conducono per un itinerario scosceso, fatto di tenebre e di luce. Ama intensamente e l'amore si trasforma spesso in violenza e sadismo. Le sue prime esperienze omosessuali sono quasi parche. Non sarà così dopo, quando, cambiata identità, cercherà ben più violente emozioni. Tra il 1466 e il 1467, Samuel si converte al cristianesimo e prende il nome di Guglielmo Moncada come il suo padrino di battesimo, il conte di Adernò. La conversione è probabilmente mossa dalla volontà di emergere con il sostegno del più potente organismo religioso dell'epoca: la Chiesa Romana.
E' una turbinosa ascesa. Cardinali, papi, principi, tutti gli aprono le porte. Il converso conosce terra e cielo, nulla gli è ignoto, ha le chiavi per aprire i portoni d'accesso dei tre templi del sapere assoluto: l'ebraismo, la cultura greca classica e quella latina. Chi può frenare l'ambizione di un uomo che dall'isola lontana ha raggiunto il cuore dell'Urbe? Sodomita lui stesso, della sodomia ecclesiastica si fa banditore e fustigatore. Di tale devianza pagherà il fio, scontando la colpa di averne denunciato la diffusione in ambito clericale. Sarà costretto a fuggire da Roma perché nel suo letto trovano un adolescente dal ventre squarciato, ma lui non ricorda nulla o non vuole ricordare.
Nel 1485 l'università di Colonia accoglie quale nuovo docente Flavio Mitridate, magister sapiens. Il terzo volto, il sapiente socratico che sa di religioni. È accolto da una folla osannante ma Roma non è lontana, la vendetta è pronta. “Non sapiens sum, sed sapientiae amator” dirà e dal fondo dell'aula più voci gli risponderanno: ”iuvenum amator”. E' la fine. Ritorna in Italia dove lo accoglie Pico della Mirandola, interessato ai misteri della Cabala. Il fascino conturbante di Pico e la volontà di ritornare in auge lo legano al castello di Fratta, ma da qui la sua irrequietezza e la gelosia dell'amore non corrisposto lo fanno fuggire. Poi a Viterbo a Palazzo Farnese, dove la sua scienza è manipolata dal domenicano Annio. Mitridate come Pico e altri intellettuali rinascimentali, quando sembrano raggiungere l'apoteosi del libero arbitrio, allora registrano la sconfitta del sogno del riscatto dell'umanità. L'uomo non deve servirsi della conoscenza per andare oltre i limiti, ma per vivere consapevolmente l'armonia del creato. A questo punto la historica verità ha fine, ma supplisce la vis creativa di Licia Cardillo e di Angela Scandaliato, con una conclusione che riconduce il triplice all'uno.