I bambini sono i primi a parlare, fuori dagli appartamenti, giocano per strada e tutto sembrano essere felici di questo cambiamento. “Questi giorni sono passati così, così -racconta Skurta, 12 anni, ma è perché non mi sono ancora abituata. Qui è tutto nuovo per noi. E poi dalle 3 alle 5 dobbiamo restare dentro perché non si può giocare in cortile e ci annoiamo”. “Noi eravamo abituati a uscire fuori tutte le volte che ne avevamo voglia -aggiunge Edie, 11 anni. Però qui è bello. E' molto diverso dal campo ma ci va bene”.
Lo stesso denuncia Cristina, mamma di una piccola bimba. “Ci sono i tubi del bagno che perdono ed esce acqua in continuazione -dichiara- siamo costrette a pulire continuamente. Se da un lato siamo contenti che ci hanno trasferito qui, senza problemi di immondizia, topi e quant'altro, di contro bisogna rendersi conto che le condizioni non sono ottimali e che non si può vivere in queste condizioni. Caroniti si è fatto vedere solo nel momento dello sgombero del campo e adesso non si vede più nessuno. Perché? È brutto dirlo, ma per certi versi stavamo meglio al campo, dove siamo stati 20 anni della nostra vita e dove sono nati e cresciuti i nostri bambini”.
“Ora l'hanno demolito e bruciato come se aspettassero di mandarci via –interviene di nuovo Nena. Comunque stiamo bene e sappiamo che siamo stati fortunati per aver ricevuto un tetto sulla testa, ma chiediamo solo di non essere abbandonati ancora una volta e ringraziamo i volontari che stanno facendo tanto per noi”.
Le famiglie ci accolgono con calore e ci invita a cena: un piatto di pasta e del riso accompagnato dal pane e delle bevande servito a terra, sul tappeto, con delle stoviglie arrangiate. Nel frattempo, rientra Michele, il marito di Nena, stanco dopo una giornata di lavoro pesante.
“Integrazione non vuol dire assistenza continua -replica l'assessore Dario Caroniti, che ha organizzato e seguito il loro trasferimento passo dopo passo. Li abbiamo aiutati in tutto e per tutto, nei primi giorni hanno involontariamente guastato qualcosa e lo abbiamo riparato subito, ma non devono confondere la manutenzione ordinaria, che spetta a loro, con quella straordinaria che è di nostra competenza. Per quanto riguarda i mobili non so che fine abbiano fatto, ma dal campo sono partiti 14 camion di roba. E non mi sembra il caso che si lamentino, perché hanno dei vicini che stanno molto peggio di loro”.
Intanto per il progetto di autocostruzione, che durerà 18 mesi e consentirà ai capifamiglia di imparare un mestiere nel settore edile e di riparare un altro appartamento nel quale poi andranno a vivere definitivamente, si aspetta solo il via libera della Corte dei Conti. Una volta ottenuto, il Comune stipulerà una convenzione con gli ordini professionali e poi partiranno i corsi.