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#Messina. Una città divisa anche nel no alle stragi in mare

Una città divisa Messina, sempre e comunque. Anche di fronte a tragedie immani come quella degli oltre 900 immigrati naufragati e morti nel Canale di Sicilia.

Così ieri c'è stata una doppia manifestazione. Di pomeriggio il sit-in davanti alla Prefettura dei sindacati confederali con Anolf, Arci e Associazione Anymore, di sera la fiaccolata organizzata dal movimento legato al sindaco Renato Accorinti Cambiamo Messina dal Basso e Rifondazione Comunista. 

“Non riusciamo a comprendere perché si sia arrivati a questo -commenta Elvin Buda, della segreteria regionale di Rifondazione Comunista.

Quasi mille esseri umani sono morti in maniera tragica mentre fuggivano da lutti, guerre e da una miseria assoluta che in Occidente non riusciamo neanche a immaginare. Invece di essere uniti ci si divide: ma che senso ha?”.

Che tra l' Accorinti e l'Arci di Messina non corra buon sangue è cosa nota.

Così come è risaputo dei continui e feroci scontri tra i sindacati e la Giunta di Palazzo Zanca, che sembra seriamente impegnata nell'obiettivo di essere ricordata come una delle più inconcludenti della storia della città.

Ma di fronte a quanto è successo in mare nei giorni scorsi, sarebbe stato opportuno comportarsi in maniera diversa, almeno per una volta.

Mettere da parte rancori personali, miraggi su poltrone o appalti mai ottenuti, scontri dialettici e rivendicazioni e ricordare, possibilmente in silenzio, la tragedia di quegli uomini, di quelle donne e di quei bambini che hanno sfidato la morte per inseguire il sogno di una vita migliore.

Almeno questo glielo dobbiamo.

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