Paolo Piccione, personaggio pubblico del socialismo siciliano della ‘prima Repubblica', narra in questa autobiografia della sua attività di amministratore e legislatore, ma soprattutto di un ragazzino cresciuto durante il dopoguerra messinese e siciliano fra barche di pescatori, voglia di leggere e avventurose traversate dello Stretto; di un giovanissimo curioso, tenace e con una grande necessità e una ferrea volontà di costruirsi un futuro migliore partendo da zero nel suggestivo villaggio di Torre Faro, dove, come in tanti altri luoghi e specie durante gli anni del secondo conflitto mondiale, “la vita si riduceva a non morire”. E narra ancora dell'innata vocazione del protagonista a “salire gli scalini spesso ripidi che compongono la gradinata di un'esistenza” e dell'aspirare persino al volo, osando quando e ove sia possibile.
“Il racconto – come scrive Fagone nella sua lucida e a tratti commovente prefazione – muove e si conclude metaforicamente a Torre Faro. Paolo, un ragazzino biondo tanto da essere scambiato dai familiari per albino, cresce vicino al mare e dal mare, dai pescatori e dai marinai che tentano di dominarlo, è attratto in modo irresistibile. Ma la scuola che lui frequenta è ben diversa da quella dei ‘fighetti' (si direbbe oggi) dei Circoli nautici che allora imparavano a bordeggiare al timone dei dinghy, degli snipe o quali prodieri sulle star, se non addirittura sugli 8 metri s.l. No, la sua scuola è quella dei pescatori e la sua prima sfida è quella di issarsi lungo la scala di corda in cima all'albero, a ‘ntinna, dall'alto del quale si scrutava il mare nella speranza di avvistare ricche prede”.
Da lì la narrazione volge agli anni del liceo, dell'Università, prima a Torino e poi Messina, e ancora al matrimonio, alla carriera professionale e politica fino alla parentesi buia di Tangentopoli e ai quaranta giorni di detenzione. Non mancano singolari pagine dove si narra degli interessi del protagonista per il cinema, la fotografia, la letteratura, la pittura, lo sport e i viaggi, che accompagnano il suo percorso umano e politico, insieme ai viaggi, che fanno da accattivante sfondo alla sua esistenza. Basti solo citare la presenza di Piccione a Cuba, nel '78, durante il Festival della Gioventù, o a Lisbona, nel '74, durante la Rivoluzione dei Garofani.