Nell'ambito delle indagini svolte dai militari delle Fiamme Gialle, coordinate dal sostituto procuratore Antonino Carchietti della Procura della Repubblica di Messina, questi quattro soggetti risultano, insieme ad altre 5 persone, indagati in concorso per bancarotta fraudolenta, per aver distratto ingenti somme di denaro dal patrimonio di una S.r.l., con volume d'affari annuo di circa 1,5 milioni di euro, operante nel settore delle costruzioni con lavori affidati sia da enti pubblici che privati ed averne dolosamente cagionato il fallimento con l'aggravante della pluralità dei fatti commessi.
Gli analitici accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza hanno consentito di svelare quello che si ritiene essere uno strutturato progetto criminoso che è stato attuato mediante una serie di operazioni commerciali e contabili grazie alle quale la S.r.l. è stata spogliata di propri beni e disponibilità economiche, mediante il dirottamento dei lavori pubblici appaltati ad altre imprese compiacenti. L'attenzione degli investigatori si è concentrata sulla simulazione di atti di cessione di rami d'azienda e sull'attuazione di condotte distrattive effettuate ai danni del patrimonio societario poste in essere attraverso sistematici, ripetuti ed ingenti prelievi di denaro contante dai conti societari, mediante l'alterazione della contabilità, realizzata attraverso l'occultamento dei corrispettivi, la contabilizzazione di costi fittizi e l'annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica, nonché con la distrazione di risorse finanziarie e mezzi aziendali di valore.
In alcuni casi i beni e le utilità stornate sono state occultate nei conti personali o nelle casse di altre società coinvolte, grazie anche alla compiacenza di alcuni dipendenti e collaboratori: L.F. di anni 35, L.M. di anni 43 e P.G. di anni 77, anch'essi indagati. La S.r.l. oggetto d'indagine, senza apparente ragione economica che non fosse assorbirne gli utili, di fatto è stata abbandonata ad un inevitabile fallimento il cui scopo era che i creditori non trovassero risorse per soddisfare i propri diritti.
Il disegno criminoso, oltre che con i gravi illeciti contabili e fiscali rilevati, veniva altresì attuato in alcuni casi mediante la rinuncia a rilevanti appalti pubblici ottenuti che consentiva l'aggiudicazione a favore di altre società consenzienti, nei confronti delle quali, in qualche caso, è stata riscontrata anche la vendita dei beni strumentali, circostanza che è avvenuta grazie al coinvolgimento diretto anche di altri tre imprenditori indagati, A.G. di anni 72, B.C. di anni 64, S.G.M. di anni 43. I provvedimenti odierni giungono al termine di una complessa ed articolata attività investigativa, anche di natura tecnica, e di mirati accertamenti bancari che hanno riguardato centinaia di conti correnti, consentendo di quantificare in oltre due milioni di euro la somma distratta ed in circa 5,5 milioni di euro i tributi non versati all'Erario. La pena prevista per il reato di bancarotta fraudolenta è la reclusione da tre a dieci anni.