“I lavori devono essere avviati entro la fine dell'anno -spiega Pippo Famiano, segretario provinciale della Filca Cisl- altrimenti, andranno in fumo i fondi messi a disposizione dal CIPE per la regolarizzazione degli impianti.
Già nei mesi scorsi abbiamo sollecitato i sindaci del messinese ad attivarsi per sbloccare tutte le opere finanziate dal Comitato Interministeriale la Programmazione Economica”. Per Messina e provincia, la somma esatta stanziata dal CIPE per 11 interventi è di 83.059.760 di euro che ancora non sono stati spesi.
“Lo sblocco di queste opere -aggiunge Famiano- rappresenta un'occasione importante di rilancio del settore edile, già troppo martoriato dalla crisi economica, con gravi ripercussioni occupazionali.
Non possiamo sottovalutare un grave problema del comparto: il lavoro nero mascherato con il part-time. Ben il 30% degli operai dichiarati è stato assunto con contratto part-time pur lavorando invece tutta la giornata e questo è inaccettabile”.
Undici quindi gli interventi finanziati che rischiano di andare in fumo. Il più importante è il depuratore Tono a Messina (40 milioni). Seguono quelli di Capo d'Orlando (un milione 350.000 euro), Furnari – Terme Vigliatore (un milione 420.256), Gioiosa Marea – Piraino (2 milioni 903.000), Gioiosa – San Giorgio (904.227), Milazzo (8 milioni), Patti (2 milioni 70.000), Sant'Agata Militello – Acquedolci (2 milioni 586.000), ex ASI a Giammoro (3 milioni), Giammoro (17 milioni 923.277,03) e Roccalumera-Furci Siculo- Pagliara (2 milioni 903.000).