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#Messina. Città allo sbando: torrenti di fogna in via Pietro Castelli

Via Pietro Castelli ospita studi professionali, sedi universitarie, una scuola elementare e molti negozi di prossimità. Sopratutto, c'è l‘Orto Botanico fondato nel 1638 proprio da Pietro Castelli. All'epoca, però, non c'era la strada e lungo il percorso circondato dagli orti scorreva il Torrente Portalegni. La via è il cuore di Gravitelli, quartiere popolare e popoloso di Messina, e per strada si trova sempre gente.

Il tombino dal quale escono i liquami

Negli ultimi giorni è riaffiorato un rigagnolo dal tanfo metifico. Pozzanghere di varia misura costringono chiunque a diventare acrobata. Raggiungere alcune aule dell'università in alcuni giorni obbliga a un corso accelerato di “guado del fiume”. Insomma, piccolezze di cui non interessa a nessuno, non ci si può spendere pubblicamente per un rigagnolo di fogna, fa poco intellettuale.

La strada invasa dai liquami
Gli abitanti denunciano il fetore insopportabile

E invece, per strada se si scattano la gente racconta e chiede. “Ma che fa, fotografa le macchine messe male?” chiede un cliente della farmacia.

E poi parla di salti mortali per non far sporcare i bambini, di tombini di scolo intasati.

Incalza un pensionato “non si può camminare e poi alcuni giorni ‘sta puzza sale fino a casa e non si può stare“.

Risalire un rigagnolo di acque maleodoranti, tranne che per il puzzo, è un'avventura.

Ci sono mille rivoli che ingannano, ma ci sono anche personaggi che lasciano indizi.

Un cliente di una cartoleria scappa fuori a difendere il parcheggio in doppia fila dall'intrusione della macchina fotografica.

Ma poi rassicurato sullo scopo della macchina fotografica spiega “basta salire la traversina -chiosa sibillino. Solo quelli là non lo sanno dove nasce sta fogna”. Lo sciabordio del torrentello è quasi bucolico, il pensiero di cosa contengano quelle acque farebbe morire all'istante un ipocondriaco e scappare via a farsi una doccia decontaminante chiunque.

Ma la curiosità spinge lontano. Un'ansa tra le auto, un sabbione e la “fonte” è trovata. Un bel tombino di quelli in ghisa che gorgoglia. Una signora sulla sessantina guarda e spiega “a periodi si combina così, una volta c'era chi si interessava”. Poi abbassa il capo e va via.

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