Ogni volta che accade un'alluvione nel nostro Paese, specie se causa di morte, le frasi che più ricorrono tra la gente e sui mezzi di informazione sono del tipo: “E' la prima volta che accade una cosa del genere”, “Una pioggia così violenta non si era mai vista”, “A memoria d'uomo non si ricorda nulla di simile”. Così è avvenuto dopo il disastro di Giampilieri dell'1 ottobre 2009, così dopo i fatti luttuosi di Saponara del 22 novembre 2011. Il libro di Giuseppe Giaimi (edito dalla casa editrice Di Nicolò), frutto di una ricerca lunga e scrupolosa, si incarica di smentire tali luoghi comuni, dimostrando attraverso una ricca documentazione storica che decine e decine di nubifragi si sono abbattute sul territorio di Messina già a partire dal XVI secolo e che piogge anche più violente e persistenti di quelle recenti sono documentabili almeno dalla seconda metà dell'Ottocento. Ma “Il secondo flagello di Messina. Le disastrose ricorrenti alluvioni e i tentativi di porvi rimedio” evidenzia anche come nella dinamica di eventi in apparenza ineluttabili l'uomo possa esercitare un ruolo in ogni caso rilevante.