L'ingiustificato provvedimento colpisce, con chiaro scopo intimidatorio, la libertà di insegnamento e quella di lasciare incensurata l'espressione di idee, anche critiche verso i politici, da parte degli studenti. Non si ricorda un analogo provvedimento quando un insegnante nella Provincia di Massa Carrara sventolò una bandiera della Repubblica Sociale Italiana sopra i Monti di Vinca, luogo in cui i nazifascisti uccisero 173 civili. Dov'era il ruolo dell'educatore allora?
Si tratta di gravi sintomi, pericolosi per la vita democratica italiano, che non possono passare sotto silenzio. Per il clima politico in cui si inscrive questo fatto e altri episodi non smetteremo mai di indignarci: striscioni rimossi dalle forze di polizia perché ritenuti offensivi, manifestanti arrestati sui tetti perché scomodi, raduni fascisti a Predappio per ricordare il Duce o a Prato per il centenario del fascismo.
Il paragone tra il Decreto Sicurezza e le Leggi Razziali forse non ci sta, ma il provvedimento appare enorme per un'insegnante con oltre 40 anni di servizio, quando sui social e su internet circolano liberamente insulti di ogni genere a sfondo razziale, sessuale e di ogni genere. Se il Decreto Sicurezza ha stimolato in un ragazzo quel tipo di conclusione, poteva essere un motivo di una riflessione profonda su un tema delicato come le migrazioni e su quello che furono le leggi razziali.
Sbagliato o meno, l'accostamento era frutto di un pensiero di uno studente: dobbiamo aspettarci che presto ci sarà il controllo su temi, sui compiti in classe e in futuro, per essere sicuri che i bambini crescano allineati, anche sui pensierini.
C'è già stato un periodo in cui ciò accadeva e quel periodo si chiama Fascismo. Sempre antifascisti e piena solidarietà agli insegnanti che lavorano per formare ragazzi e ragazze indipendenti e capaci di critica. Non avremo mai paura di un pensiero libero: ci spaventa invece molto la censura sull'insegnamento e sulle riflessioni spontanee dei nostri ragazzi.