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Cronaca. Torrenti, il Tribunale dà ragione al Genio Civile e annulla ordinanza Accorinti

Leonardo Santoro
Leonardo Santoro, Ingegnere Capo del Genio Civile di Messina

MESSINA. Il Genio Civile vince un altro round contro Palazzo Zanca su mansioni e competenze in merito alla tutela della sicurezza dei cittadini. Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ha annullato l'ordinanza del 2015 del sindaco Renato Accorinti con la quale si  imponeva all'lngegnere Capo del Genio Civile di intervenire negli alvei dei torrenti. La sentenza fa finalmente chiarezza sulla competenza, che è dell'amministrazione comunale e dell'assessorato regionale al Territorio e Ambiente e non del Genio Civile, che fa riferimento a un altro assessorato della e che peraltro è sovraordinato rispetto a Palazzo Zanca. Del resto, una sentenza a unite della Corte di Cassazione del 19 luglio 2016, che assegna ai Comuni l'obbligo di rimuovere situazioni di rischio per la popolazione causate dalla presenza di viabilità e impianti in alveo, fuga ogni dubbio. “Con l'esito della sentenza -commenta Leonardo Santoro, Ingegnere Capo del Genio Civile di Messina– mi auguro che l'amministrazione comunale interrompa i ricorsi sistematici contro i di questo ufficio, avviando una stagione di interventi propositivi di messa in sicurezza del territorio, facendosi carico di azioni e funzioni di propria competenza”.

Nessun rancore e massima disponibilità da parte di Santoro a lavorare con l'esecutivo Accorinti per la valutazione e l'ottimizzazione di strategie urbanistiche, progetti esecutivi e azioni operative che si adotteranno per ridurre il rischio idraulico che minaccia diverse aree della città e dei villaggi. Tutte zone nelle quali ancora oggi “la popolazione continua a essere indotta a utilizzare come strade comunali gli alvei fluviali a causa della presenza di varchi nei muri d'argine -aggiunge ancora l'Ingegnere Capo del Genio Civile di Messina. Questo ufficio continuerà a operare a salvaguardia dell'incolumità pubblica e privata, sanzionando tutti gli abusi pregressi e quelli che, permanendo, comportano perduranti situazioni di pericolo per la cittadinanza”.

La sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche

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