Dietro il pagamento di 50 euro, apparentemente come quota associativa, da versare al momento dell'accesso allo studio, i pazienti, dopo una preliminare visita, ricevevano dalla responsabile dello studio veri e propri piani alimentari, calibrati sulle singole esigenze rappresentate e sulla base di quanto accertato nel corso della visita. Inoltre, sulla base di asserite valutazioni di analisi ematiche e prove allergiche, la sedicente professionista, sebbene non in possesso dei titoli necessari per garantire la genuinità delle valutazioni operate, per aumentare i propri profitti convinceva gli ignari pazienti ad abbinare alla dieta prescritta o al piano alimentare individuato l'assunzione di integratori alimentari di origine americana, inducendoli all'acquisto. In tal modo, l'indagata riusciva ad incrementare i propri illeciti guadagni attraverso la vendita di questi prodotti, compravenduti mediante il noto sistema del multi-level marketing. Al momento dell'intervento i finanzieri hanno potuto accertare l'effettiva presenza delle collaboratrici dell'indagata, intente a visitare e a prescrivere diete a numerosi pazienti presenti nello studio, i quali solo in quel momento realizzavano che non vi era l'abilitazione a svolgere quel tipo di attività, nonché di aver messo in pericolo la propria salute. Oltre ad alcune persone presenti in sala d'attesa, pronte per essere visitate, sono stati identificati altri pazienti proprio nel momento della visita, tra cui una signora anziana che aveva modo di raccontare nella immediatezza ai finanzieri di essersi recata nello studio con l'intento di dimagrire a causa di alcuni problemi fisici legati all'età, nonché una ragazza minorenne, accompagnata dalla madre, la quale dichiarava ai militari di aver scelto lo studio dell'indagata per farsi prescrivere una dieta e un piano alimentare idoneo, compatibile con lo svolgimento dell'attività fisica praticata nel tempo libero. Per evitare che il reato potesse essere portato a conseguenze ulteriori, le Fiamme Gialle hanno posto i sigilli ai locali del centro abusivo, sequestrando lo studio e gli strumenti ivi rinvenuti. Le evidenze probatorie acquisite durante le perquisizioni hanno confermato l'ipotesi accusatoria mossa nei confronti della titolare dello studio; sono ancora al vaglio degli inquirenti le posizioni delle collaboratrici identificate nel corso delle attività