Le attività di indagine avevano inoltre dimostrato che l'indagato apparteneva a Cosa Nostra, nello specifico al clan Nicosia di Villarosa (in provincia di Enna). Durante gli accertamenti attuati è stato individuato, tra l'altro, un atto di compravendita perfezionato tra membri della famiglia Nicosia, che risultava degno di specifica attenzione investigativa. Si tratta di un negozio giuridico a titolo oneroso, perfezionato nel 2011, attraverso il quale Maurizio, principale indagato, ha ceduto circa 80 ettari di terreni per il prezzo complessivo dichiarato di 400.000 euro al fratello Fabrizio e alla moglie Carmela Stagno, per i quali i predetti hanno chiesto e ottenuto ingenti contributi comunitari dall'ente AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura). L'interposizione fittizia dei parenti e dei congiunti di Nicosia era stata concepita per svincolarsi formalmente dei beni per salvaguardare il patrimonio da un'eventuale aggressione da possibili misure di prevenzione. Ciò si è concretizzato con la cessione di 80 ettari di terreno, da parte di Maurizio agli altri due indagati posto che quest'ultimo era stato coinvolto nei vari processi di cui si è detto. I tre soggetti citati sono indagati in concorso, oltre che per la fittizia intestazione dei beni, anche per truffa aggravata, in quanto con la loro condotta avrebbero continuato a beneficiare di contributi pubblici per l'agricoltura e l'allevamento. Tutti i reati sono stati contestati con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso di appartenenza. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e condotte dal Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria della Guardia di Finanza nissena, hanno permesso di porre sotto sequestro beni per circa 1,6 milioni di euro. I sequestri odierni si aggiungono ai risultati già ottenuti dalla Guardia di Finanza nissena nel corso di tutto il 2017 e all'inizio del 2018 nello strategico settore del contrasto alla criminalità organizzata e alle sue proiezioni economiche. Risultati che hanno permesso di porre sotto amministrazione dello Stato beni per oltre 73 milioni di euro appartenenti a soggetti legati alle famiglie mafiose delle provincie di Caltanissetta ed Enna.