Site icon Sicilians

#Palermo. Chi semina racconta, agricoltura sociale a San Giuseppe Jato

Stamattina è stato presentato, presso la sede di Libera Palermo, il progetto Chi semina racconta, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e realizzato dalla Cooperativa sociale Placido Rizzotto (capofila), da Libera Palermo, da Orizzonte Donna onlus e dalla Rete delle Fattorie sociali Sicilia, con la collaborazione di alcuni partner esterni (Cnca, l'Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni del Ministero della Giustizia e l'associazione Famiglie Persone Down). Oltre cento ragazze e ragazzi saranno avviati all'agricoltura sociale a San Giuseppe Jato.

Alla interverranno il presidente della Cooperativa Placido Rizzotto Francesco Galante, il coordinatore provinciale di Libera Palermo Giovanni Pagano, il vicepresidente di Orizzonte Donna onlus Antonella Massimino e il presidente della Rete delle Fattorie sociali Sicilia Salvatore Cacciola.

“Con questo progetto – ha detto Galante – inizia una stagione nuova per la struttura a Portella della Ginestra, da sempre assegnata alla Cooperativa e da oggi sede del corso che sta per partire. Il luogo carico di valore simbolico e di storia dolorosa torna a popolarsi di giovani che si formeranno nelle materia che più ci sta a cuore, l'amore per la terra e i frutti che abbiamo imparato a favi crescere”.

Il progetto mira alla formazione di ragazzi e giovani donne in condizione di disagio e a rischio marginalità che, grazie all'agricoltura sociale, potranno inserirsi nel mondo del lavoro e al tempo stesso essere protagonisti di un percorso di legalità, valorizzando un bene confiscato alla mafia a San Giuseppe Jato, il centro Di Matteo sottratto al boss Bernardo Brusca e intitolato alla memoria del piccolo Giuseppe.

Il progetto coinvolgerà per 18 mesi dieci giovani donne disoccupate, in condizione di disagio o ragazze madri, dai 18 ai 35 anni, che hanno bisogno di un sostegno socio-lavorativo e che saranno formate per organizzare e gestire attività di agricoltura sociale.

In un secondo momento, saranno coinvolti in attività didattico-educative dai 60 ai 90 minori ospitati in comunità alloggio o autori di reati e giovani affetti da sindrome di Down. Chi semina racconta è stato finanziato con circa 219mila euro.

“L'importanza di questo progetto sta nel coniugare la corretta gestione dei beni confiscati, attraverso un percorso virtuoso di rimessa in valore, e la promozione di percorsi di inserimento lavorativo, di carattere innovativo, destinati a soggetti svantaggiati del territorio” – spiega Pagano.

“Vogliamo essere vicini a chi vive solitudini forzate dettate da disagio socio-economico-culturale”, ha aggiunto Massimino.

Il progetto prevede sei fasi e si svolgerà nel territorio dell'Alto Belice in cui la disoccupazione giovanile tocca punte del 70% e quella femminile del 44%, con una forza lavoro dedicata per la maggior parte al terziario e all'industria.

“Le esperienze di agricoltura sociale in Sicilia sono in continua crescita e sempre più giovani, organizzati in cooperative sociali e imprese a conduzione familiare, declinano un'idea di multifunzionalità dell'azienda agricola realizzando programmi di inclusione sociale, di educazione, servizi per la riabilitazione e la promozione della salute – ricorda Cacciola – la Rete Fattorie Sociali Sicilia è impegnata nel progetto nella realizzazione del percorso formativo rivolto a 10 giovani donne. La pet teraphy, l'animazione sociale, l'organizzazione aziendale e la comunicazione sono i contenuti della formazione finalizzata all'inserimento lavorativo nelle fattorie sociali siciliane”.

Il progetto, nel suo svolgimento, sarà raccontato dagli operatori passo dopo passo mediante un blog e una pagina Facebook.

Exit mobile version