Site icon Sicilians

#Messina. La città indifferente ai migranti: in poco più di 50 al PalaNebiolo

Foto Paolo Furrer
Foto Paolo Furrer

Anche a Messina la Giornata internazionale d'azione globale per i diritti di migranti, rifugiati e sfollati. Appuntamento ieri alle 16 al PalaNebiolo all'Annunziata, dove su disposizione del nell'ottobre 2013 è stato allestito un centro temporaneo d'.

Puntuali meno di 10 persone. Dopo un'ora si arriva a una ventina, alla fine dell'evento, organizzato dalla Rete Antirazzista Messina, se ne contano poco più di una cinquantina.

Complice forse anche il maltempo, è evidente che la città non sembra molto sensibile al tema: la lotta al razzismo e la difesa dei diritti di migranti e profughi.

Anche se ultimamente non ci sono stati sbarchi a Messina, il ministero dell'Interno continua a dirottare nella tendopoli del PalaNebiolo migranti in transito verso altri centri. Attualmente ce ne sono 218, mentre nella ex caserma Gasparro di Bisconte ne sono ospitati 196 e una quarantina, per lo più famiglie, a Fondachelli Fantina.

“Siamo qui innanzitutto per non fare sentire soli i nostri fratelli stranieri –dichiara Elvin Buda, componente la segreteria regionale di Rifondazione Comunista. Bisogna riaccendere i fari dell'accoglienza. La città e l'amministrazione devono essere protagoniste di tutto questo non solo per i minori, ma anche per i richiedenti asilo. Il Comune dovrebbe gestire e non subire passivamente ciò che è governato dal ministero dell'Interno. Bisognerebbe entrare e vedere come sono trattati”.

Elvin Buda, segreteria regionale Rifondazione Comunista

“Il PalaNebiolo è stato un esperimento di smistamento che per noi è stato assolutamente negativo –dichiara Gino Sturniolo, consigliere comunale del Gruppo Misto. È vergognoso che esista ancora un luogo come questo nonostante ci siano gli accordi per il plesso di Bisconte e l'Ipab. Noi siamo per la libertà di circolazione”.

Molto più severa e senza appello l'opinione dell'attivista Antonio Mazzeo. “È uno dei posti più infami che esista in Italia -dichiara. Fuori da qualsiasi regola, dove non si rispettano i diritti umani e che richiede uno esborso finanziario incredibile. Non che Bisconte sia meglio, se si considera che ci sono 200 posti in letti a castello in 3 stanze.

Fuori da ogni standard minimo di vivibilità nonostante le certificazioni di Asl, avvocati e medici. La Prefettura ha enormi responsabilità in questo. Scandaloso che si preveda di arrivare a 440 posti entro dicembre 2015. Ecco cos'è il business dell'accoglienza. E l' non ha sicuramente fatto quello che poteva, mi aspettavo di più”.

A ristabilire la verità sulle reali condizioni della tendopoli del PalaNebiolo uno dei ragazzi che ci vive. È l'unico disposto a parlare perché gli altri quando vedono macchine fotografiche e  microfoni se la fanno alla larga.  Niente nomi o altri dati che possano farlo identificare, ma non ha problemi a fornirci la sua versione, chiara e senza enfasi. “Non si sta poi così male –dichiara. Possiamo entrare e uscire quando vogliamo e non abbiamo problemi particolari. Certo, sarebbe meglio stare in un posto al chiuso invece che in una tenda e il mangiare non è un granché, però non ci possiamo lamentare”.

Gino Sturniolo

Posto che Mazzeo non porta alcuna prova in merito al presunto mancato rispetto dei diritti umani e delle regole e sul fatto che il PalaNebiolo “sia uno dei posti più infami che esista in Italia”, è bene chiarire che le “3 stanze di Bisconte” in realtà sono dei locali molto grandi, in passato destinati alla refezione e alla ricreazione dei soldati.

Quanto agli standard non rispettati, anche questo punto deve essere chiarito e provato. In Prefettura non commentano, ma si limitano a dichiarare che dei “440 posti entro dicembre 2015” non ne sanno nulla né è chiaro a cosa ci si riferisca.

Il dato certo, è che il Viminale dimostra costantemente di non essere in grado di fronteggiare questa come altre emergenze e che il Governo Renzi, seguendo chi lo ha preceduto, è totalmente incapace di gestire il fenomeno dell'immigrazione clandestina e il contentino dell'Operazione Triton è molto meno di una foglia di fico. Da Roma forniscono indicazioni e disposizioni all'ultimo minuto e sono poi le Prefetture a dover governare i problemi con i pochi mezzi messi a disposizione.

In ogni caso, l'impressione che si ricava ogni volta che ci sono manifestazioni del genere è che criticare sia molto semplice, ma che nessuno sia mai in grado di fornire alternative valide a quanto organizzato per gestire l'emergenza dell'accoglienza dei migranti.

La protesta si è conclusa con quattro attivisti che si sono arrampicati sui pali della luce all'interno del campo (nel quale sono riusciti a entrare senza che nessuno li fermasse) e hanno appeso uno striscione contro quella che hanno definito la “militarizzazione dell'accoglienza”.

Dichiarazioni raccolte da Francesca Duca

Exit mobile version