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#Messina. CMdB e la tecnocrazia illuminata che governa la città

Se fosse vero che tre indizi fanno una prova, dovremmo pensare che il pensiero politico di Cambiamo Messina dal Basso sia rifluito dall'ispirazione a una democrazia di base alla fiducia nei confronti di una tecnocrazia illuminata.

In questa direzione, infatti, vanno le considerazioni della capogruppo consiliare Lucy Fenech, dell'assessore al Bilancio Guido Signorino e del consulente finanziario ed esperto Giuseppe Cannizzaro a commento della bocciatura della delibera che avrebbe rinegoziato 39 dei quasi 100 mutui contratti dal Comune di Messina con la Cassa Depositi e Prestiti.

Secondo Lucy Fenech “come si fa ad intervenire premettendo espressioni del tipo secondo me o a mio parere laddove c'è a disposizione il parere di un tecnico che può dare un giudizio oggettivo sull'operazione?” A sentire Guido Signorino, invece, “quelli che hanno studiato la delibera l'hanno votata, mentre gli altri al massimo (nda) hanno dato un voto di carattere ideologico (ideale)”. Per l'esperto Giuseppe Cannizzaro, infine, le critiche sentite in aula erano semplicemente “banali”.

Uno strano modo di ragionare se indirizzato a consiglieri che per mandato sono obbligati ad esprimersi sulle materie più disparate, molto spesso complicate dagli elementi di specialismo che le accompagnano.

Eppure devono farlo perché loro compito è prendere delle decisioni che rappresentino nella maniera più fedele possibile gli interessi dei cittadini che sono chiamati a rappresentare. Diversamente, bisognerebbe pensare che un consigliere comunale non potrebbe prendere posizione sul Piano Regolatore non essendo un urbanista o sugli oneri concessori non essendo un ingegnere oppure sui meccanismi di incenerimento dei rifiuti non essendo un chimico.

Chissà, poi, come potrebbe votare un bilancio non essendo, presumibilmente, né un commercialista né un economista, oppure un Piano di Riequilibrio, facendo magari il ginecologo?

Si tratta di un pensiero molto pericoloso che nasconde male il fastidio nei confronti della discussione pubblica, manifesta ostilità nei confronti delle assemblee elettive e si schiera evidentemente dalla parte degli esecutivi, della decisione (della politica del fare, si dice con una espressione ormai convenzionale).

Un pensiero molto pericoloso perché, a maggior ragione, potrebbe estendersi alla stragrande maggioranza dei cittadini che, evidentemente, non può essere esperta di tutto e quindi non può essere chiamata, attraverso forme innovative di democratica, a prendere decisioni su materie che contengono elementi tecnici.

Un pensiero pericoloso, peraltro, perché illusorio in quanto la presunta oggettività della tecnica, molto semplicemente, non esiste quando è applicata alla politica. Questa, infatti, è ricerca, scontro d'interessi, equilibrio.

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