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L’autogestione dei beni comuni e un diritto tutto da costruire

Una platea particolarmente numerosa e attenta ha riempito il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca in occasione dell'incontro-dibattito sul tema Amministrare i beni comuni. Pratiche costituenti per un nuovo diritto.

Un evento che ha dato ufficialmente inizio ai lavori del Laboratorio Messina per i beni comuni e le istituzioni partecipate, uno dei prodotti più distintivi del lavoro portato avanti dalla Accorinti.

Lo scopo dichiarato è quello di restituire alla città l'intero patrimonio immobiliare e agricolo di proprietà del Comune che allo stato attuale risulta in stato di abbandono o degrado.

L'intera città è chiamata a collaborare, avanzando proposte per i nuovi utilizzi degli spazi in questione. Per farlo è sufficiente recarsi presso la sede dell'assessorato alla Gestione dei beni comuni ogni mercoledì dalle 15.30 alle 16.30 e registrarsi all'apposito forum dei cittadini, che lavorerà in sinergia con il tavolo tecnico composto di esperti in ambito giuridico-economico nominati dal sindaco e con il nucleo di coordinamento presieduto dall'assessore Daniele Ialacqua.

“I beni comuni sono la carta d'identità della città, ed è importantissimo ricostruire il senso del bene comune per generare quello di appartenenza e condivisione delle cose che appartengono all'intera collettività” ha dichiarato in apertura il sindaco di Messina .

Sono poi intervenuti tra gli altri il vicesindaco Guido Signorino, l'assessore all'Autogestione dei beni comuni Daniele Ialacqua, la presidente della X commissione consiliare sui beni comuni Daniela Faranda (a cui proprio ieri è ufficialmente succeduto Pierluigi Parisi), e il giurista e teorico dei beni comuni Ugo Mattei.

L'incontro, protrattosi per tutta la giornata, ha visto anche nel pomeriggio un dibattito al quale sono intervenuti i rappresentanti delle più importanti realtà autogestite italiane, dal Teatro Valle di Roma all'ex asilo Filangeri di Napoli, passando per il Distretto 42 di Pisa fino ad arrivare al Teatro Pinelli di Messina, che hanno raccontato i propri percorsi di autogoverno e partecipazione collettiva per dare testimonianza dell'assoluta praticabilità ed auspicabilità di questo genere di modelli.

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