Site icon Sicilians

Museo della Tortura, per non dimenticare

museo tortura1
Il Museo della Tortura di Messina

Direttamente dalla provincia è arrivato a Messina il “Museo storico della pena e della tortura“. Nelle intenzioni degli ideatori Nino Germanà, Elisa Germanà Guzari, Stefania Bonifacio e Carmelo Ricciardo, l'esposizione degli strumenti con i quali si straziavano le soprattutto durante il periodo dell'Inquisizione dovrebbe servire a far riflettere i visitatori perché “nulla di simile possa ripetersi in futuro”.

A farci da guida all' del museo tra schiacciapollici, garrota (costituita da un cerchio di ferro fissato ad un palo che è stretto tramite una vite attorno al collo della vittima fino a provocarne la morte per asfissia, ndr), sedia inquisitoria, culla di Giuda, gogne, maschere di scherno e flagelli vari è Chiara, responsabile dei servizi turistici della struttura.

Antica stampa che rappresenta la culla di Giuda

“La sede precedente del museo era al castello di Brolo -racconta- ma di recente si è deciso di trasferire la parte riguardante la tortura qui a Messina. Tra l'altro, in questo modo siamo riusciti a diffondere e a pubblicizzare anche questa realtà storica che pochi conoscono. Possediamo numerosi strumenti tortura realizzati in materiali come il legno o il metallo, di varia grandezza e funzionalità, tutti risalenti tutti al periodo medievale e all'inquisizione. In particolar modo uno di questi, la garrota, è stato utilizzato fino al 1975 in Spagna durante il periodo della dittatura franchista, quando era in vigore la pena di morte. Abbiamo esposto anche le sedie inquisitorie dove si interrogavano i presunti colpevoli e molte gogne. Dal 17 marzo, giorno in cui abbiamo aperto, abbiamo ricevuto numerose , sia da parte di turisti che di curiosi. Abbiamo la fortuna di essere in un punto strategico della città, centrale e molto comodo nonostante l'handicap dei locali ristretti e sicuramente molto più frequentato e visibile rispetto alla sede precedente, troppo lontana per essere raggiunta facilmente”.

Queste spiegazioni Chiara le dà mentre è impegnata ad assistere un gruppo di crocieristi incuriositi dalla vetrina del negozio che una volta entrati sono rimasti colpiti dagli strumenti esposti, tutti tragicamente reali e responsabili delle sofferenze atroci di migliaia di persone, la maggior parte delle quali innocenti. “Il messaggio che noi vogliamo lanciare con l'apertura di questo museo -aggiunge- è quello di riflettere su ciò che è stato e che è avvenuto in passato, affinché si evitino gli stessi errori. Forse non tutti avranno lo stimolo e la voglia di visitare il museo, mi rendo conto che non tutti amano certe cose, ma il mio invito è quello di fare uno sforzo. Anche questo fa parte della nostra storia e tutto realmente accaduto”.

Exit mobile version