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Hunger Games

Hunger Games 

Paese: U.S.A.

Genere: Azione/Drammatico

Durata: 142 minuti

Regia: Gary Ross

Terza prova alla regia per Gary Ross, sceneggiatore (“Big”, “Le avventure del topino Desperaux”) che dopo le ottime prove di “Pleasantville” e “Seabiscuit” si cimenta in una pellicola d'azione, ma allo stesso tempo di un certo spessore drammatico, ispirata ai romanzi di Suzanne Collins.

In futuro non troppo remoto il mondo vive in pace, anche se è ancor più diviso fra ricchi e poveri, ghettizzati in veri e propri stati. Per distrarre il popolino bue e far sì che non si renda conto di essere schiavizzato a tutti gli effetti, si organizzano gli hunger games, tornei mortali a cui partecipano un ragazzo e una ragazza per ognuno dei dodici distretti.

Il rischio è alto, ma la vittoria porta onore e ricchezza al vincitore e a tutto il suo distretto. Katniss è una ragazza che ha imparato a mantenere la propria famiglia a dispetto della miseria, ma è costretta ad offrirsi volontaria per questi giochi, quando è estratta a sorte la sorella minore…

Niente di nuovo dal punto di vista dell'originalità, la storia ispirata ai romanzi della Collins è fin troppo simile a quella del romanzo di Stephen King (sotto lo pseudonimo di Richard Bachman) “L'uomo in ” del 1982, dal quale nel 1987 Paul Michael Glaser trasse il film “L'implacabile” con Schwarzenegger, anche se qui la storia di estrema violenza non è così fine a se stessa.

Nonostante l'ambientazione futuribile, si notano spesso degli elementi quasi baroccheggianti nelle ambientazioni e il torneo mortale, anziché svolgersi in scenari banalmente ipertecnologici, cambia del tutto, arrivando a fornire uno scenario primordiale. Le violenze rimangono tali, ma non ci si sofferma sul truculento, si concede alla storia il respiro che merita, appassionando e attraendo sia i fanatici dell'azione che coloro che cercano qualcosa in più.

In aggiunta traspare una denuncia, sebbene molto mitigata, del sistema dello show business, che sebbene non arrivi ancora a livelli così disumanizzanti e mai ci arriverà, non se ne mantiene neppure troppo distante. E in effetti anche se la violenza e la morte sono ancora e giustamente tabù, la spettacolarizzazione del dolore, dei sentimenti, e il voyeurismo estremo sono elementi che si ritrovano anche oggi nella maggior parte delle trasmissioni televisive. Consigliato ai più cinici.

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