La frode ha permesso di far emergere un'evasione fiscale dell'imposta sui redditi e dell'IVA che tra il 2015 e il 2016 è stata quantificata complessivamente in oltre 200.000 euro, per i quali è stato eseguito il decreto di sequestro preventivo per equivalente sui beni e sulle disponibilità finanziarie, emesso dalla magistratura di Ragusa su richiesta del reparto operante. Attraverso la ricostruzione documentale dei rapporti economici, è stato infatti accertato che tale società cartiera, costituita regolarmente ma di fatto assolutamente priva di mezzi e di strutture sia logistiche che operative, ha emesso fatture per lavori di edilizia mai realizzati nei confronti di altre società riconducibili agli stessi indagati, con la conseguenza che l'illecito vantaggio fiscale per le società riceventi era duplice: da un lato sono stati dedotti dal bilancio costi fittizi mai sostenuti e dall'altro hanno beneficiato di indebite detrazioni sull'imposta da versare allo Stato.
Inoltre, la società è risultata essere completamente sconosciuta al fisco, avendo omesso la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, oltre ai versamenti dell'IVA dovuta. Ulteriore elemento che ha insospettito i Finanzieri e ha fatto emergere il sistema di frode fiscale è stato il transito fittizio dei medesimi dipendenti da una società all'altra, passaggio questo avvenuto al solo scopo di giustificare le false fatture emesse per le operazioni mai realizzate e avvenuto esattamente in concomitanza con l'emissione di quest'ultime. Questa circostanza non ha fatto altro che confermare come la gestione delle società interessate non avvenisse in maniera autonoma e separata, ma al contrario le stesse sono risultate essere strettamente collegate e amministrate dai soggetti denunciati, al fine di evadere il fisco.
Al termine delle investigazioni, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Ragusa i due imprenditori edili, di cui uno di origine tunisina e risultato essere la testa di legno, in quanto amministratore della società cartiera. Parallelamente è stato richiesto, ottenuto ed eseguito il sequestro preventivo per equivalente delle somme illecitamente introitate grazie al meccanismo fraudolento, circostanza questa che dimostra come la Guardia di Finanza concentri le proprie risorse nella lotta alle violazioni fiscali più gravi e dannose, che si annidano soprattutto nelle frodi organizzate, nel ricorso a schermi societari di comodo o ad altri fenomeni di frode fiscale, a danno degli imprenditori onesti.