L'interesse del pubblico, così come gli spazi che il Comune concedeva agli artisti nostrani, raggiunse livelli ormai da considerarsi pura fantascienza. Parliamo dei tempi di Lillo Alessandro per intenderci, magnate e patrono dei Canterini Peloritani. La memoria ci riporta a grandi spettacoli presso l'Arena di Villa Dante. Adesso rimane il vuoto in quell'arena e nell'immaginario collettivo di un pubblico ormai orfano quanto affamato d'arte.
I canti, la danza e la musica dei Canterini Peloritani è una grande espressione artistica e popolare. Se in Spagna il folklore e le proprie tradizioni si difendono con orgoglio, si pensi al flamenco, al castello umano e alle varie festività in piazza, non si può dire lo stesso da noi. Il gruppo folkloristico ha origini antiche. Fondato nel 1935 ebbe modo di portare i propri spettacoli negli anni ‘70 persino all'estero, riscuotendo un grande successo. Dagli Usa al Canada, dal Belgio all'Olanda. La città, specialmente in estate, era piacevolmente sommersa da manifesti e cartelloni. Il termine noia non esisteva nel nostro vocabolario.
Ma erano altri tempi. Passò sempre dalla nostra città quel favoloso Festival del cinema che ora alberga a Taormina. Erano anche i tempi in cui i bambini messinesi, ma anche gli adulti, impazzivano letteralmente per favolosi carri allegorici che durante il Carnevale popolavano le strade della città al ritmo di una musica incalzante, coriandoli, schiume e sorrisi. Quel che è rimasto è davvero troppo poco. Occorre riflettere su quanto una popolazione coltivi la propria cultura anche in base agli stimoli che un'amministrazione le propina. E oggi questi stimoli sono troppo esigui. Probabilmente tra vent'anni saremo nuovamente qui a parlare di come eran belli Mata e Grifone o la processione della Vara, che diventeranno solo un vago ricordo impresso nella memoria dei più vecchi.