Via Don Blasco, Regione e Capitaneria incalzano

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Una prospettiva di via don Blasco

Godot è un personaggio di Beckett atteso invano dai protagonisti della celeberrima pièce teatrale. Anche gli imprenditori e gli artigiani di via Don Blasco aspettano. Aspettano che l'amministrazione comunale risponda alle loro richieste, depositate e discusse due mesi fa e ancora senza risposta. Intanto, dopo un silenzio di alcuni anni la Regione inizia a rispondere rispetto alle richieste di rinnovo delle concessioni regolarmente presentate tra il 2008 ed il 2009 dagli operatori della zona. Ben prima quindi che il sacro fuoco che nell'ultimo anno sembra essersi impossessato della Giunta Buzzanca spingesse l'esecutivo a buttare giù manufatti e a concentrare tutte le proprie energie sul recupero di quell'area.

Uno dei primi a ricevere una risposta è stato Ninni Abate, la cui famiglia è attiva e dà lavoro in via Don Blasco da oltre sessant'anni. “Mi è arrivata una lettera dal Demanio regionale -spiega Abate- con la quale mi si comunica che le mie due concessioni non saranno rinnovate. La Capitaneria di , cui spetta pronunciare un parere sulle richieste, si è espressa negativamente e nella lettera che mi è stata inviata si legge chiaramente che invita la Regione a non rinnovare le concessioni, sostenendo che il intende riqualificare della zona. Peccato però che il futuro di questa via, una volta che noi imprenditori e artigiani ce ne saremo andati, sia ancora tutto da definire. La Capitaneria ha quindi assunto una posizione ben precisa sulla base di un'ipotesi. A me come a tutti gli altri operatori della zona, tutta questa fretta sembra strana. Tra l'altro, durante l'incontro al Palazzo del Governo il prefetto Alecci aveva detto molto chiaramente che prima di procedere con la bonifica era necessario individuare un'area adeguata nella quale farci trasferire e che voleva essere informato su tutti i passaggi. Come mai una lettera come questa è stata inviata per conoscenza al Comune e non al prefetto?”.

Intanto in via Don Blasco 35 aziende e i loro dipendenti, aspettano che il Comune risponda alla loro richiesta di individuare un'area nella quale trasferire le proprie attività. Non chiedono sovvenzioni o sostegni economici. Pretendono solo, per salvaguardare 200 posti di lavoro (che arrivano complessivamente a 800 se si considera che di solito il rapporto tra diretti e indotto è di 1 a 3), il cambio di destinazione d'uso di un'area già individuata da tempo. Ad acquistare i terreni e a costruire i capannoni ci penseranno loro.

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Detriti da rimuovere in via Don Blasco

“Il problema -aggiunge Emanuele Barbaro, che vanta concessioni che risalgono agli anni Trenta- è che a Messina non ci sono molte aree da destinare alle attività industriali. Ecco perché è necessario che nel più breve tempo possibile di modifichi la destinazione d'uso dei terreni che abbiamo individuato grazie ad un tecnico pagato da noi. Nessuno di noi è contrario alla bonifica della via Don Blasco, anzi. Ma che si sveglino all'improvviso dopo 20 anni che se ne parla senza concludere nulla è quantomeno strano. Si deve puntare alla delocalizzazione delle nostre attività, ma nessuno sta provvedendo. Il sindaco Buzzanca non risponde alle nostre richieste, le istituzioni sono latitanti. Mi fa piacere che un giorno i miei nipoti possano venire qui a prendersi un gelato, ma quando dopo che saranno usciti dal lavoro. Mandarci via senza avere individuato un'area nella quale consentirci di proseguire con le nostre attività, avrà come unica vera conseguenza la perdita di centinaia di posti di lavoro e di un patrimonio di professionalità non indifferente. Ma Messina è una città che non si può permettere di perdere neanche un part-time. Dopo 2 mesi di attesa, adesso esigiamo che il sindaco risponda alle nostre richieste”.

Anche perché, c'è una legge del 1991 che prevede per gli enti pubblici l'obbligo di rispondere alle istanze presentate. Una dimenticanza questa, che potrebbe portare in poco tempo ad un clima di tensione che si potrebbe rivelare difficile da gestire.

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