Trivelle e piattaforme off shore: via libera al massacro ambientale nel Canale di Sicilia

Assalto di Greenpeace a una trivella ENI in Sicilia
Assalto di Greenpeace a una trivella ENI in Sicilia

Greenpeace, Legambiente e WWF hanno deciso di appellarsi alla decisione del TAR del Lazio di respingere il loro ricorso contro il progetto di trivellazione in mare conosciuto come Off-shore Ibleo di ENI ed Edison. Il progetto prevede otto pozzi, due dei quali esplorativi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa.

Associazioni ambientaliste e amministrazioni locali avevano presentato un ricorso al TAR contro questo progetto, la cui compatibilità ambientale è stata sancita senza che fossero nemmeno definiti e tanto meno valutati gli scenari di rischio rilevante e le possibili conseguenze.

La sentenza del TAR conferma invece che nel nostro Paese attività pericolose come le trivellazioni in mare possono essere autorizzate senza alcuna valutazione dei rischi più rilevanti e dei conseguenti impatti ambientali.

Secondo le associazioni ambientaliste, due capisaldi del ricorso non sono stati presi in dovuta considerazione. Con il primo si contestava il progetto di ENI ed Edison come non assentibile, per la presenza nell'area di habitat prioritari, dunque in violazione del DM 184 del 2007.

Con il secondo si contestava la decisione presa nel 2010 dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente, con la quale il progetto era stato sospeso anziché archiviato, essendo intervenuto nel frattempo un preciso divieto di legge relativo alla distanza di queste attività dalla costa: il limite delle 12 miglia fissato dal Decreto Prestigiacomo.

Il progetto originario, peraltro, non prevedeva la realizzazione di una piattaforma offshore. Le deroghe sopravvenute con il Decreto Sviluppo dell'ex ministro Passera non possono applicarsi (anche secondo il parere del Consiglio di Stato) a una modifica così sostanziale: la piattaforma è infatti uno dei fattori di maggiore pressione e di rischio per l'ambiente marino circostante.

“Rispettiamo la sentenza del TAR, come ogni altra -dichiarano Greenpeace, Legambiente e WWF. Non entriamo nel merito delle valutazioni fatte, ma di quelle non fatte: il TAR omette infatti di pronunciarsi sulle questioni fondamentali del ricorso, come la presenza di habitat prioritari e il fatto che il progetto autorizzato differisca dal progetto originariamente presentato, prevedendo la costruzione di una piattaforma nel limite delle 12 miglia, in assoluta contrarietà al divieto introdotto dal Decreto Prestigiacomo del 2010″.

Come se non bastasse, nell'area del Golfo di Gela un altro progetto di Edison, quello della piattaforma VEGA B, che affiancherà l'esistente VEGA A, ha da poco ricevuto parere positivo.

I progetti con cui si vorrebbe saccheggiare il nostro mare continueranno a essere puntualmente contestati e troveranno ancora opposizione da parte di associazioni ambientaliste e, siamo certi, di istituzioni, governi locali e cittadini dei territori interessati.

L'opposizione alle trivelle in Italia continua a crescere. Come dimostrano sia la manifestazione di Lanciano, dove sono scesi in piazza oltre 50 mila cittadini, sia l'aumento delle contestazioni nei tribunali italiani. Ne è un esempio il ricorso da poco presentato da numerose associazioni contro la concessione di un titolo per la ricerca in mare di petrolio e gas davanti alle coste della provincia di Ravenna, dove si sta cercando di aggirare il limite delle 12 miglia imposto nel 2010 ai progetti di trivellazione per aumentare le superfici sfruttabili dai petrolieri.

A ciò si devono aggiungere le lettere di diffida fatte dalle associazioni alla commissione VIA del ministero dell'Ambiente, in relazione ai gravi errori rilevati dalle stesse associazioni nello Studio di Impatto Ambientale (SIA) presentato dalla Schlumberger per due progetti di ricerca offshore nel Canale di Sicilia.

Tutti questi progetti hanno un comune denominatore: studi di impatto ambientale insufficienti e superficiali, e un'interpretazione delle leggi tutta a favore dei petrolieri.

 

Un pensiero su “Trivelle e piattaforme off shore: via libera al massacro ambientale nel Canale di Sicilia

  • 6 Giugno 2015 in 08:31
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    Credo che le associazioni ambientalistiche fanno solo chiasso per favorire una determinata clientela.Non c’è nessun impatto ambientale nel OFF SHORE.Perche’ non vanno a vedere tutta la costa atlantica sino al mar del nord ove l’energia eolica,impatto ambientale zero,e’ sfruttata al massimo?In Italia,perche’ no?Poi loro stessi usano attrezzature inquinanti e la stessa tecnologia che aberrano.Se vogliamo parlare di impatto ambientale ed inquinamento,basta guardare intorno e…li’ nessuno vede.Saluti

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