#Teatro. Le 8 ragazze cattive che volevano essere brave a dispetto dei propri sogni

Volevo essere brava 1La sessantenne che non accetta il trascorrere degli anni, la femminista che non riesce a gestire i fantasmi del passato e il rapporto di coppia, la ragazza grassa che praticamente vive nella Spa odiando ferocemente le magre stronze.

E poi la moglie manifesto vivente del marito chirurgo plastico e quella che si fa rimettere a nuovo la vagina, la ragazza che identifica i propri seni con le molestie subite da adolescente e si sottopone a una mastectomia e la ragazzina lesbica fanatica del piercing. Immancabile anche chi ha un pessimo rapporto con la madre bellissima e irraggiungibile.

Il denominatore comune dei personaggi di Volevo essere brava! (tratto dallo scritto di Eve Ensler The Perfect Body – Il corpo giusto,  in scena alla Sala di Messina) è però l'uomo da soddisfare. Che sia il padre che ti conta ogni boccone che metti in bocca o il marito che una vagina nuova di zecca rende insopportabilmente insaziabile, tutte le protagoniste dello spettacolo ottimamente diretto da Paride Acacia annullano se stesse per compiacere un uomo. Non importano l'età, l'estrazione sociale, se sei una wasp o una portoricana.

Vivere per se stesse a prescindere dall'uomo che ti sta accanto è difficilissimo. La società ti bombarda con messaggi e immagini che puntano a minare l'autostima, così da rifugiarsi poi tra le braccia accoglienti di Spa, chirurghi plastici, dietologi più o meno competenti e massaggiatrici. E quando vomitano per inseguire il mito del corpo perfetto e dell'eterna giovinezza, vomitano anche frustrazioni, infelicità mai dimenticate e speranze deluse. La speranza è che loro, come tutte le altre donne, imparino ad amarsi a prescindere da chi hanno accanto, spesso carnefici (ma quanto inconsapevoli?) delle loro compagne.

A fare da filo conduttore delle otto storie Gabriella Cacia. Accanto a lei Milena Bartolone, Francesca Gambino, Laura Giannone, Elvira Ghirlanda, Rita Lauro, Anna Musicò e Giovanna Verdelli. Tutte davvero brave, a parte qualche incertezza che si supererà con il tempo e l'esperienza. Attenta e coinvolgente la regia rockettara di Paride Acacia, che si è dimostrato davvero sensibile al mondo femminile, che sul finale ha regalato un doveroso omaggio a Lou Reed.

mm

Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *