#Teatro. Il dramma dei desaparecidos ne “L’ultima madre” di Giovanni Greco

L'ultima madre 1Maria è una mamma e una nonna, Mercedes è la madre di due figli che non sono suoi. Il padre e il marito li hanno rubati per lei e subito dopo hanno ucciso la donna che li ha messi al mondo. Il padre, figlio di Maria, lo avevano già ammazzato. Una storia come tante quella de “L'ultima madre” di Giovanni Greco.

Tragicamente comune nell'Argentina della dittatura militare che ha devastato il Paese tra il 1976 e il 1983, quando almeno 30mila oppositori del regime furono rapiti, torturati senza pietà e poi uccisi. Erano studenti, operai, sindacalisti, giornalisti, ma non c'è stata pietà per loro. A tenerne viva la memoria donne come Maria, mamma e nonna di plaza de Mayo, dove ogni giovedì si davano appuntamento per rivendicare i figli e i nipoti.

Una storia crudele dalla quale Giovanni Greco ha tratto prima un libro e poi un testo teatrale, andato in scena alla Sala Laudamo di Messina e prodotto dalla DAF – Teatro dell'esatta Fantasia, dall'Accademia Nazionale Silvio D'Amico e Dall'Ente Teatro di Messina.

Sulla scena, oltre a Daniela Troilo che interpreta il tango di Anibal Troilo, a raccontare una la storia dell'altra, le ottime Vittoria Faro (Maria) e Ilaria Genatiempo (Mercedes). Con loro i bravi Stefano Guerrieri e Ilenia D'Avenia, che interpretando più parti ricostruiscono la rete di complicità (compresa quella della Chiesa Cattolica) che ha permesso a un regime militare crudele e di spezzare l'Argentina, sulla cui storia peserà per sempre la tragedia dei desaparecidos e dei loro figli rubati, solo 117 dei quali hanno potuto conoscere le proprie vere origini. Piccolo cameo anche dell'autore Giovanni Greco.

Buona la struttura drammaturgica, anche se desta qualche perplessità la scelta registica dei toni e dei comportamenti grossolani di Maria, ché essere una popolana semianalfabeta non comporta necessariamente stare a gambe aperte in scena e fumare come un marine. Toni sommessi e atteggiamenti raccolti forse avrebbero giovato di più al racconto del suo dolore, simbolo del dolore di tutte le madri e le donne di plaza de Mayo.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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