#Sicilia vs FS: le dure accuse e le richieste del Movimento Popolare 14 Febbraio
“Un attacco deliberato contro una popolazione già marginalizzata alla periferia della nazione”. Così il Movimento Popolare 14 Febbraio definisce il piano di dismissione dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia che il Gruppo Ferrovie dello Stato ha ufficializzato la settimana scorsa.
Dieci i punti da rivendicare durante la manifestazione organizzata per sabato prossimo a Messina. Innanzitutto l’immediata sospensione del piano di dismissione presentato da FS il 2 febbraio scorso. Poi garanzie e potenziamento del diritto costituzionale alla continuità territoriale ferroviaria tra la Sicilia e il continente, il completamento, l’ammodernamento e il potenziamento della rete ferroviaria regionale, della flotta navale FS e dei convogli ferroviari locali e a lunga percorrenza.
E ancora: un Contratto di Servizio tra Regione e Azienda che garantisca un sistema ferroviario pubblico, fruibile e moderno, il mantenimento dei livelli occupazionali, la stabilizzazione dei lavoratori precari e la ricollocazione dei lavoratori dell’indotto rimasti senza reddito e il blocco del processo di privatizzazione delle Ferrovie dello Stato e dei servizi essenziali. Fondamentale anche l’ultimo punto, che riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle stazioni.
“L’Isola rischia seriamente di esser esclusa dal collegamento pubblico su rotaie -avverte il movimento. La soppressione del bene comune divide definitivamente la nazione in tema di diritti, è conclamata la differenza fra nord e sud a pochi anni dalla retorica celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Ancora una volta cittadini e lavoratori siciliani dovrebbero abdicare ai diritti essenziali in nome delle politiche di austerity imposte dall’Europa per pagare un debito che non potrà mai essere ripianato e attuate da coloro che quel debito hanno contribuito a crearlo”.
Ad aderire al movimento nato durante l’assemblea pubblica convocata dal sindacato autonomo Orsa Sicilia a Messina il 6 febbraio scorso molte realtà siciliane e calabresi.
A partire da Snater, Sindacato Autonomo Precari Messina e sindacato S.U.L. di Gioia Tauro, cui si aggiungono Federazione Unitaria Lavoratori, Sicilia Libera, Movimento Cinque Stelle, Meetup Grilli dello Stretto, C.S.O.A. Cartella di Gallico, Fronte della Giuventù Comunista Reggio Calabria, Rifondazione Comunista, Partito Comunista d’Italia, Partito Comunista, Cambiamo Messina Dal Basso, Associazione Ferrovie Siciliane, Comitato Pendolari Siciliani, Comitato Pendolari Messina, La Casa Rossa Messina, Collettivo Sempre in lotta, Teatro Pinelli Messina e L’altra Europa Messina (Lista Tspiras).
Nel lungo documento del movimento si sottolinea come “la compressione del servizio universale, lo spacchettamento e il processo di privatizzazione delle Ferrovie di Stato siano la fisiologica evoluzione di un sistema basato sulla logica del profitto.
Queste dinamiche sono autorizzate da un Governo che risponde al diktat europeo, comprime i diritti della popolazione, attua la svendita del patrimonio pubblico e si appresta a riformare entro febbraio la legge sul trasporto pubblico locale.
Gli obiettivi della riforma si riassumono in due punti: totale privatizzazione del trasporto regionale con decurtazione del 10% del finanziamento pubblico alle Regioni che non avranno affidato il servizio a privati attraverso bando di gara e la cessione dei beni strumentali e materiale rotabile a favore dell’operatore privato che si aggiudica l’appalto”.
In una situazione del genere, nonostante il diluvio di promesse del presidente della Regione Crocetta la Sicilia decide di non decidere e sceglie “posizioni autolesioniste tentando di bilanciare la soppressione della continuità territoriale propagandando presunti investimenti pubblici per l’alta velocità nell’Isola.
La Sicilia non possiede le infrastrutture per ospitare l’alta velocità, la linea ferrata più moderna è la Messina-Patti e può sostenere convogli che viaggiano a una velocità massima di 180 chilometri l’ora, mentre la vera alta velocità in altre regioni vola oltre i 250.
In tutti i casi non si comprende il motivo per cui i siciliani dovrebbero rinunciare a un diritto per ottenerne un altro. Promettere un trasporto regionale decoroso solo a seguito della soppressione del servizio universale a lunga percorrenza presente nel resto d’Italia è un atto di discriminazione intollerabile”.
Durante l’ultimo incontro a Roma il sindacato Orsa ha detto no a questo scambio, che penalizza utenti e lavoratori. Nelle intenzioni delle Ferrovie dello Stato, entro giugno 2015 sullo Stretto sarà presente una sola nave, il trasporto delle merci si trasferirà direttamente sul gommato e alla Sicilia saranno tagliati i 100 milioni di euro previsti dalla Legge di Stabilità per la compensazione degli oneri per il traghettamento su rotaia delle merci.
Il Movimento Popolare 14 Febbraio rilancia ricordando che “le soluzioni moderne per potenziare e snellire l’attuale sistema di continuità territoriale nello Stretto di Messina esistono e sono notevolmente avanzate rispetto all’alternativa penalizzante proposta da FS.
Nel nord Europa si viaggia tra Stoccolma e Amburgo con sistemi integrati tra navi e treni efficienti, a costi contenuti e senza scendere mai dal vagone. Alle istituzioni competenti sarà una proposta tecnica dettagliata condivisa da tutti i promotori per il potenziamento della continuità territoriale con i mezzi e le infrastrutture esistenti”.