Concessioni edilizie in aree protette, i nomi degli arrestati

Ciccio Curcio
Ciccio Curcio

Quattro arresti per corruzione. In manette l'ex consigliere comunale PD Ciccio Curcio, la figlia Roberta e Aurelio Arcoraci e Giuseppe Bonaccorso. Indagate altre sette persone.

L'accusa, inerente concessioni edilizie in aree protette, è di corruzione per atti contrari a doveri d'ufficio e violazione dell'obbligo di astensione in presenza di interesse proprio o di prossimo congiunto nonché falso ideologico i reati contestati

L'ordinanza degli è stata emessa ieri dal Gip presso il Tribunale di Messina Massimiliano Micali su richiesta del Sostituto Procuratore Liliana Todaro.

In dettaglio, sono stati arrestati Ciccio Curcio, 59 anni, ex componente il Civico consesso e la Commissione comunale di Valutazione impatto ambientale, sua figlia Roberta, 30 anni, ingegnere, consulente tecnico di parte, Aurelio Arcoraci (59 anni, amministratore unico di una società edile) e Giuseppe Bonaccorso, 57 anni, collaboratore di quest'ultimo.

Sospeso dal lavoro Biagio Restuccia, 60 anni, dipendente del Dipartimento Pianificazione Urbanistica del Comune di Messina.

I reati maturano in seno alla Commissione per la verifica delle valutazioni di incidenza ambientale del Comune di Messina preposta alla valutazione e all'emissione di eventuale parere favorevole di progetti edilizi tenuti a rispettare “la salvaguardia, la protezione e il miglioramento dell'ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatiche”.

La disamina della pratica ed il parere che ne scaturisce sono propedeutici alla valutazione finale spettante al Dirigente del Dipartimento di Pianificazione urbanistica.

Le indagini della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica hanno permesso di evidenziare la figura di uno degli arrestati, Ciccio Curcio che, membro della suddetta commissione, è stato in più occasioni artefice di atti contrari ai doveri d'ufficio nell'ambito di analisi di progetti per i quali la figlia Roberta rivestiva il ruolo di tecnico.

In violazione all'obbligo di astensione in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto l'ex consigliere, con l'appoggio di Restuccia creava corsie preferenziali per i progetti nei quali era interessata la figlia Roberta in qualità di tecnico, con evidente danno per tutti gli altri che non godevano dello stesso trattamento di favore.

Le responsabilità emergono dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno rivelato i rapporti con gli amministratori delle società (Aurelio Arcoraci) o con chi ne curava gli interessi (Giuseppe Bonaccorso) e i cui progetti erano favoriti a fronte di incarichi professionali conferiti alla figlia Roberta, che incassava ingenti parcelle per la redazione di progetti ben superiori ai prezzi di .

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