Quando il mese ha solo due settimane

mensa3Arrivano puntualissimi. C'è chi ha la consapevolezza di non aver nulla da perdere e si comporta con naturalezza, quasi fosse a casa propria, e chi invece ancora non si è abituato e cerca di sbrigarsi prima possibile. La mensa di Cristo Re è aperta a tutti, senza distinzione. Immigrati (che però prediligono quella della chiesa di Sant'Antonio, più centrale), indigenti riconosciuti, pensionati che sopravvivono con meno di 500 euro al mese e, da un paio di anni, disoccupati, ma anche coppie e intere famiglie.

Sono loro, che fino a poco tempo fa avevano una vita senza lussi ma dignitosa, ad essere i più imbarazzati. Devono scegliere tra pagare il mutuo e le bollette e il cibo ed i vestiti. E così vengono a Cristo Re, ancora incapaci di accettare i cambiamenti che hanno subito. Così, se una volta il problema era la “quarta settimana”, adesso anche la terza è diventata un problema e dopo la metà del mese, puntualmente gli aumentano. In ogni caso, ci avvertono i volontari, la prima regola è niente foto, niente domande, niente storie personali. Davanti al loro atteggiamento pieno di dignità, non si può fare diversamente.

C'è chi si arrangia con qualche lavoretto qua e là, chi invece ha casa ma non riesce ad arrivare a fine mese o pensionati che hanno perso tutto e possono contare solo su una pensione inaccettabilmente irrisoria.

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La sala della mensa

Le presenze oscillano giornalmente tra 80 e 90 persone ed è fratello Drago, responsabile e gestore della mensa e della casa d'accoglienza, che ci fornisce tutte le informazioni e tutti i dati raccolti nei registri giornalieri ed annuali. Scorrendoli, si nota come di anno in anno le presenze alla mensa siano aumentate. Ogni mese si oscilla tra 2000 e 2400, di più sì di meno no, e si è passati dalle 18- 19 mila annuali a non meno di 26 mila presenze. La maggior parte sono . Non solo immigrati, ma anche disoccupati o separati con un lavoro fisso che però, tra un altro affitto e gli alimenti da pagare, non sanno come fare per arrivare a fine mese.

“Dopo molti anni di raccolta di fondi e anche con le offerte -racconta fratello Drago- siamo riusciti nell' del 2009 siamo riusciti a realizzare la casa d'accoglienza maschile “Padre Annibale”, adiacente ai locali della mensa di Cristo Re, nata per dare ospitalità ai senza tetto. Apre la sera alle 18, è retta anch'essa dai volontari ed offre 13 posti letto con bagni e tv ed una cucina comune. Tra ottobre e dicembre 2009 ne hanno usufruito in 467, mentre nel 2010 sono stati più di 2.300. Tutti i ragazzi che vi sostano -puntualizza- sono completi di documenti e sono opportunamente schedati per essere riconosciuti. Provengono non solo dalla nostra città, ma anche da paesi dell'Africa e dell'Est europeo. Inoltre, chi si ferma alla casa d'accoglienza riesce ad ottenere in pochi giorni il permesso di soggiorno in questura, contrariamente a chi invece non conosce queste possibilità ed è lasciato allo sbando, con tempi di attesa lunghissimi”.

A gestire questa mensa da 24 anni sono i Padri Rogazionisti. Inizialmente era nata solo per accogliere gli italiani, poi ha esteso il suo servizio anche a stranieri ed immigrati. Negli anni scorsi il centro è stato modificato, ingrandito e migliorato e adesso dispone anche della sala mensa, di bagni e docce, di una stanza di raccolta e smistamento abbigliamento, di una cappella, di un ambulatorio medico a cui fanno capo 16 medici dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, di una cucina e di un magazzino per il cibo. Tutto gestito nella massima pulizia ed igiene dai volontari, che ogni giorno garantiscono la loro presenza alternandosi senza mai lasciare vuote le giornate, e retto dalle offerte di fedeli e amici che donano cibo e abiti.

I volontari sono persone adulte, disponibili e piene di vita che “amano donare un sorriso a chi ne ha bisogno e fanno del bene per vocazione”. Rispondono tutti così quando gli si chiede la motivazione che li spinge a fare volontariato. Il loro servizio è a pranzo. Si attivano verso le 11, iniziando a cucinare e a sistemare i locali della mensa, poi si pranza dalle 11.45 alle 12.15. Tutto è regolamentato e gli ospiti sono tenuti a rispettare la puntualità e le regole del convitto, a partire dal divieto di bere vino o alcolici.

Ciò che balza subito all'occhio è la loro spontaneità e l'impegno che mettono nel fare questo servizio, stupendo e unico da un lato, ma talvolta anche rischioso perché può capitare che i volontari si trovino a gestire situazioni non troppo piacevoli. “A volte è difficile -racconta al volo mentre lavora una di loro- quando per esempio abbiamo a che fare con persone ubriache o con disagi vari, perché possono reagire male alla minima cosa. Tempo fa un uomo si è arrabbiato furiosamente con noi solo perché non gradiva le pietanze preparate. Il tutto fortunatamente si è risolto poco dopo con l'aiuto di tutti i volontari che hanno gestito l'uomo, calmandolo.”

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L'entrata della mensa di Cristo Re
Oltre a questa grande struttura, a Messina ci sono altri centri d'aiuto, come la mensa serale di Sant'Antonio (sempre dei Padri Rogazionisti) attiva da circa 3 anni, che registra oltre 150 presenze giornaliere. Prima della sua istituzione, la zona centrale era servita da comunità di volontari come Sant'Egidio o gli evangelici. Lo stesso Fratello Drago collabora con la comunità di Sant'Antonio e ci spiega che “chi frequenta la mensa a pranzo a Cristo Re, spesso la sera va a Sant'Antonio, ma solo chi ha la possibilità di spostarsi, perché ci sono persone come gli anziani che non avendo né la forza né i mezzi, non riescono ad arrivare.”

Ci sono anche case d'accoglienza notturne che danno colazione e cena come la Don Orione sul viale Europa, che offre 15 posti letto e gestisce gli extracomunitari ed altre nella zona Sud a Galati e a Santa Margherita piccole, ma nel centro della città, con 4-5 posti letto. Il nuovo progetto dell'Associazione “Padre Annibale” di Cristo Re è la realizzazione di una nuova casa d'accoglienza femminile che sorgerà alle spalle della struttura maschile. “Anche se abbiamo meno richieste -puntualizza fratello Drago- anche la povertà femminile sta diventando una realtà sempre più presente e non abbiamo altra scelta se non quella di attrezzarci adeguatamente”.

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