Pietro Bembo, filologo innamorato di Messina

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Il filologo Pietro Bembo

Nella puntata di due settimane fa, avevamo parlato dello splendido rapporto tra uno dei padri della patria, Giuseppe Mazzini, e la città di Messina.

Ieri, invece, ricorreva il 471esimo anniversario di un altro immenso personaggio del panorama italiano, visceralmente legato alla nostra città, Pietro Bembo. Considerato a ragione uno dei padri della nostra lingua (regolò per primo in modo sicuro e coerente l'idioma italiano fondandolo sull'uso dei massimi scrittori toscani trecenteschi) Bembo, nato a Venezia il 20 maggio del 1470, passò gli anni dell'adolescenza a Firenze, apprezzando la lingua toscana che avrebbe preferito a quella veneta per tutta la vita.

A soli 22 anni, il futuro cardinale della Chiesa cattolica, si trasferì a Messina per studiare il greco, fondamentale per la sua formazione da umanista. Lo studioso scelse la città dello Stretto sia per il particolare legame che da sempre la allacciava alla cultura greco-bizantina, sia per la presenza in città del più grande filologo ellenico del periodo, Costantino Lascaris, fuggito in Italia dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca. Dopo 16 anni passati tra Milano e Roma, sempre a rimpiangere la patria perduta, Lascaris si trasferì a Messina, dove trovò “la sua nuova patria” (secondo quanto riportato dallo storico Caio D. Gallo), rimanendovi per ben trentacinque anni fino alla morte.

E fu proprio a Messina che avvenne la splendida comunione di menti che innescò il genio di Pietro Bembo, futuro canonizzatore della lingua italiana. Anche se il rampollo della nobile famiglia veneziana dei Bembo, trasferitosi a Messina insieme al fidato amico Angelo Gabriele, si fermò in città per soli due anni, rimase profondamente legato al centro peloritano per tutta la vita, rimarcandolo a più riprese. Fino alla morte, infatti, non mancò di sottolineare la fondamentale importanza degli anni messinesi nella sua formazione e a questo proposito citiamo un passo del testo di Vittorio Cian, “Un medaglione del Rinascimento”, edito a Firenze nel 1901: “Restò per sempre memore del suo soggiorno siciliano, di cui gli rinnovavano il ricordo la corrispondenza con letterati messinesi, fra i quali Francesco Maurolico e la presenza del fedelissimo amico e segretario Cola Bruno, che lo seguì a Venezia e gli stette vicino per tutta la vita”.

Anche l'esordio letterario dello scrittore lagunare parla del suo soggiorno siciliano. Nel De Aetna ad Angelum Gabrielem liber, Bembo parla lungamente delle assolate giornate trascorse a Messina, concludendo con il resoconto della sua coraggiosa ascensione sul vulcano più alto d'Europa. E' indubbio che la nostra città visse il suo momento di gloria tra il 1061 e la fine del XVII secolo, divenendo gradatamente il centro assoluto del Mediterraneo, tanto da attirare ed affascinare personalità che influenzeranno per sempre il panorama culturale per i secoli avvenire. Pietro Bembo fu uno di questi e per sempre una città che in soli due anni gli aveva segnato il cuore.

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