Odori mefitici dalla Raffineria di Milazzo, studenti finiscono alla guardia medica

Peppe Falliti
Peppe Falliti

Forte bruciore a gola e occhi, probabilmente provocato dagli odori mefitici emanati dalla Raffineria di Milazzo. Dopo il gravissimo incidente del 27 settembre scorso, quando uno dei serbatoi della RAM andò a fuoco e bruciò per più giorni, è di nuovo allarme salute nel centro mamertino.

Diversi studenti dell'Istituto d'Arte di Milazzo stamane si sono sentiti male. L'episodio non è il primo del genere e i ragazzi si sono subito recati alla guardia medica per un controllo. Una volta certificato il malessere hanno contattato l'ARPA e preteso rilevazioni immediate.

Ad appoggiare questa richiesta i Verdi di Milazzo, che hanno già annunciato di “non escludere nei prossimi giorni la di una denuncia visto che il problema delle emanazioni nauseabonde della RAM si è già posto altre volte”.

Un problema, quello dell'impatto che la Raffineria di Milazzo ha sull'ambiente e sul territorio, che ancora una volta è stato ripreso di recente dal dottor Peppe Falliti, responsabile provinciale dell'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente.

“A distanza di quasi due mesi dal grave incidente del 27 settembre scorso alla Raffineria di Milazzo -ha dichiarato il dottor Falliti- si denuncia l'assenza e l'indifferenza degli organi istituzionali di fronte alla necessità di intraprendere iniziative che chiariscano quanto accaduto, mirate a rimuovere tutti i fattori di incertezza sui pericoli della presenza industriale nel comprensorio del Mela.

Le associazioni ambientaliste portatrici di interessi collettivi e diffusi, tra cui l'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente, hanno richiesto un incontro con il prefetto di Messina Stefano Trotta, che stando alle evidenze ha preferito relazionarsi con altri soggetti pubblici piuttosto che affrontare con tecnici ed esperti ambientalisti i temi collegati al rischio di incidenti rilevanti”.

Falliti richiama la Direttiva Seveso n°175 del 1988, relativa ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, successivamente modificata e integrata da altre normative.

“Alcuni dei principi generali enunciati ma disattesi dai due decreti (ed è noto che la Seveso III dovrà essere applicata a partire da giugno ) -spiega Falliti- prevedono che nell'ambito del principio-obbligo di informare la popolazione interessata il gestore di un impianto industriale fornisca alla popolazione informazioni organizzate e messe a disposizione previo controllo delle Autorità competenti. Visto che la probabilità, la possibilità e le conseguenze di un incidente rilevante possono essere accresciute a causa del luogo e della vicinanza di più stabilimenti o delle sostanze presenti, i gestori degli stabilimenti individuati come soggetti per possibili effetti domino devono fornire le informazioni necessarie alla predisposizione del Piano di Emergenza Esterna (PEE)”.

L'incendio alla RAM del 27 settembre scorso
L'incendio alla RAM del 27 settembre scorso

Ma la Seveso III prevede anche “nelle aree a elevata concentrazione di stabilimenti che ai gestori si richieda di fornire le informazioni necessarie per accertare la natura e l'entità del pericolo complessivo di incidenti rilevanti e la predisposizione di uno studio di sicurezza integrato dell'area, a seguito del quale sarà predisposto dalle autorità un piano di intervento.

Poiché la presenza di uno stabilimento a rischio di incidente rilevante condiziona la pianificazione del territorio, e in particolare la destinazione e l'utilizzazione dei suoli, occorre mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) e le zone residenziali circostanti”.

E visto che per quanto concerne i nuovi stabilimenti le aziende devono presentare un Rapporto di Sicurezza Preliminare per ottenere il nulla osta di fattibilità, indispensabile per la concessione edilizia, Falliti chiede “se la magistratura abbia chiarito o stia chiarendo come sia stato possibile concedere concessioni edilizie per tutti i nuovi impianti industriali del Comprensorio del Mela vista la continuata non applicazione delle direttive Seveso I e II”.

Sul piede di guerra anche i Verdi di Messina e Milazzo. “Per 4 giorni Milazzo è stata invasa di veleni, di gas e di idrocarburi provenienti dai cicli produttivi della Raffineria, allarmando ed esasperando una cittadinanza costretta a doversi barricare dentro le proprie abitazioni -raccontano i responsabili Raffaella Spadaro e Giuseppe Marano.

Come federazione dei Verdi di Messina lunedì mattina presenteremo altre denunzie querele mirate e circostanziate sui fatti in questione. Alla magistratura chiediamo l'adozione di provvedimenti anche eclatanti a tutela della salute dei cittadini, come il sequestro cautelativo degli impianti e la revoca delle AIA, e di verificare i comportamenti del sindaco di Milazzo Carmelo Pino“.

I Verdi di Messina e Milazzo pretendono inoltre le dimissioni immediate del direttore dell'ARPA Salvatore Marchese, al quale rimproverano di “non essere in grado di fornire dati utili alla popolazione della Valle del Mela”.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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