Nikita per tutta la vita
“Dicendo che una scopata è una scopata e una scopata ce la raccontiamo, ce la puntelliamo filosoficamente, la facciamo aderire alla nostra impalcatura morale come la tuta di Catwoman, ma la realtà è abbastanza un'altra cosa. Cioè, il problema alla fine è il dopo. Ed è sempre stato così, da che emancipazione è emancipazione. O no?”.
Così scrive Kuliscioff, in risposta al mio ultimo post. Cara Kuliscioff, hai ragione, il problema è il dopo. Il post coitum, per intenderci. Noi Donne con la D maiuscola, siamo bravissime a comportarci come coraggiose amazzoni solo quando della relazione c'importa ben poco.
Quando ci basta sedurre un uomo per assumere quell'espressione di vana soddisfazione, di celebrazione interiore, trionfante e gratificante. Ma questo accade, e lo sappiamo bene, quando atri, ventricoli e corteccia cerebrale se ne stanno fuori.
Troppo spesso, per uno stato di perpetua difesa proprio contro le possibilità dell'esperienza, ci neghiamo volutamente l'esperienza sentimentale, raccontando a noi stesse che, appunto una scopata è solo una scopata.
E' il nostro airbag, è il salvagente sotto il sedile dell'aeromobile. Tutto qui. Ed è il concetto che spesso ci salva dall'andare in analisi.
Per mancanza di argomentazioni e perché il resto è troppo complicato, scelgo di occuparmi esclusivamente della donna amoureuse, tralasciando volutamente la figura de l'amant de coeur.
Descrivo solo le liaisons bohémiennes, quelle dettate dal desiderio ambulante. E' più semplice. Ed è quello di cui vogliono leggere tante donne. E qualche uomo.
Dovremmo sempre approcciarci alle relazioni con lo stesso distacco clinico di un ematologo, restando lucide e presenti a noi stesse. Dovremmo giocare fino in fondo il gioco della seduzione, attardandoci sulle cose positive e godendo appieno dell'adesso.
Il “dopo”, quello, ce lo dobbiamo scordare. Perché, cara Kuliscioff e care signore donne, troppo spesso il “dopo” non c'è. Pertanto, è meglio essere preparate e farcene una sana ragione.
Che il vostro duemilatredici sia deliziosamente caldo come se aveste bevuto una bottiglia intera del migliore Borgogna. E che sia, per quante lo auspichino, l'anno del “dopo”.