Musica. Kinderheim: il ritorno di Mezz Gacano con la sua ‘scolaresca rock’
PALERMO. «Faccio musica dal 1986: di ogni genere, stile, derivazione e colore. A ogni nuova musica cerco di liberarmi dagli schemi e dai confini che si creano, inevitabilmente, appena ci si rilassa un po' su quel che si crede di conoscere e (terribile e sintomatica parola!) padroneggiare. Scrivo musica, infatti, per quel bisogno innato, quella esigenza fisiologica, di comunicare all'Universo, ma in primis a me stesso, che esisto ed esistiamo, nonostante l'utile e i guadagni, e quindi anche nonostante le chiese che (in buona o malafede, ma fede pur sempre!) li garantiscono o vorrebbero garantire. Questo album, Kinderheim, è la mia quinta esperienza discografica in 32 anni di far musica». 32 anni di fare musica: un periodo intensissimo per Mezz Gacano, dapprima progetto poi vero e proprio alter ego di Davide Mezzatesta, multiforme compositore, chitarrista e pittore palermitano, tra i principali agitatori dell'underground nazionale con la sua musica di frontiera, in perenne movimento tra rock, jazz, elementi colti e contemporanei, raptus metallici e Rock In Opposition.
Mai come in questo caso, dopo quattro album e tanti anni di musica in formazioni mutevoli al crocevia tra vari generi, Mezz Gacano afferma il suo esistere nella libertà. Lo fa con il ritorno della piccola orchestra rock Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble (da lui fondata nel 2003 e riportata alla luce nel 2016) e con un lavoro ricco di riferimenti, spunti e tensioni tra popular e colto, di connessioni artistiche ed extramusicali, di gioia e piacere nel suonare in un ampio e versatile collettivo. Un disco importante perchè afferma in modo definitivo la spumeggiante musicalità di Mezz Gacano, abile nel rendere commestibili esperienze di confine come il Rock in Opposition di Henry Cow e Stormy Six (non a caso è ospite un certo Tommaso Leddi…), ammirevole per la passione e il furore compositivo racchiusi in questo nuovo lavoro.
Kinderheim è un disco importante anche per Almendra Music, che ne ha curato gestazione e produzione, e che lo pubblica insieme a Lizard Records. Un matrimonio inevitabile, quello tra Mezz e la factory palermitana, non solo per motivi territoriali: se nel 2016 Sonate di terra e di mare, attraverso il violoncello di Giovanni Sollima, ha rivelato un connubio tra passato e presente, tra le composizioni firmate dai giovani artisti nel periodo pre-Almendra e una nuova espressione delle stesse all'inizio di un rinnovato percorso discografico, Kinderheim coniuga passato e futuro, parte da brani scritti da Mezz in più di vent'anni di attività e lancia all'orizzonte una visione collettiva dell'avvenire, con il coinvolgimento di un nutrito team di musicisti che, in tempi e modi diversi, dialogano e si esprimono con Almendra Music.
L'ensemble protagonista è composto da Lavinia Garlisi, Dario Compagna, Beppe Viola, Roberta Miano, Mauro Greco, Ornella Cerniglia, Gianmartino della Delizia, Davide Pendino, Francesco Tavormina, Luca La Russa, Simone Sfameli, gli special guest sono Tommaso Leddi (Stormy Six), Gianni Gebbia, Giovanni Di Giandomenico, Giorgio Trombino (Furious Georgie, Haemophagus, Elevators to the Grateful Sky, The Smuggler Brothers), Ruhi Nokoda, Marco Monterosso (La Banda di Palermo, Airfish), Yu Suwon, Valerio Mirone e Simone Giuffrida (Utveggi), Lucio Villanti, Danilo Romancino, N'Hash e Naiupoche. Nella foto-collage interna del booklet i partecipanti sono ritratti come in una scolaresca che, ricorda Mezz, «parte da lontano, sia per quel riguarda lo spazio-tempo che per le “risorse umane”; ci sono musicisti che provengono da luoghi musicali completamente differenti fra loro: jazzisti, concertisti da camera, producer elettronici, musicisti tradizional-popolari, concretisti, esponenti del Fluxus, saltimbanchi e mangiatori di fuoco».
Nel sorprendente e policromo labirinto sonoro in cui Mezz e i suoi scolaretti si avventurano, Kinderheim si rivela proprio come un album-manifesto: è un quinto LP che ha la capacità di presentarsi come nuovo debutto sia perché è stato concretizzato per la prima volta nello Zeit Studio – l'atelier creativo di Almendra Music da cui stanno nascendo alcune delle perle più interessanti e promettenti della nuova musica nazionale – sia perché mette insieme sensibilità differenti finalmente unite in un ampio e coerente progetto artistico. Per citare il progressive e l'avant-rock tanto amati da Mezz, il Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble può ricordare una sorta di “Centipede 2.0”, di cui Mezzatesta è artefice e regista: «il rinato SSOBE è una perfetta combinazione di Rock/Folk/Pop band miscelata con un sestetto da camera, per poter dare ‘sfogo' anche alle soluzioni più arzigogolate della mia scrittura, ma anche potenzialmente al servizio di altre scritture compatibili nella libertà. Il filo conduttore di questo lavoro sta nel pensiero, nelle cellule compositive (o se preferiamo ‘moduli') all'interno di ognuna delle composizioni, che anche se scritte nell'arco di molti anni – alcuni brani risalgono al 1993 – hanno una sorta di DNA in comune».
Degno di menzione come sempre il lavoro grafico realizzato da Antonio Cusimano aka 3112htm, con una K che sintetizza in pieno la molteplicità di segni e direzioni dell'opera di Mezz: «Sulla copertina, accanto ad uno dei vari “Pollock alla caffeina” che compongono l'artwork, campeggia una grande K [di “Kinderheim” o di “Koffein”?] fatta di fornelli: da un lato un piccolo tributo alla iconicità che una singola lettera ha assunto in una grande opera del ‘900, che anche di fanciullino a suo modo parla, cioè la M del “Mostro di Düsseldorf” di Fritz Lang [riproposta, con una valenza naturalmente Pop, da Mina nel corredo di artwork per Sorelle Lumiere] dall'altro, più semplicemente, un possibile richiamo generazionale alla K di K album dei 24 Grana».