Microcredito, prove tecniche di trasmissione

microcreditoIl microcredito funziona, ma ad utilizzarlo sono soprattutto le famiglie. E così si rischia di perdere di vista l'obiettivo principale di questo nuovo e importante strumento: la creazione di nuove imprese e di posti di lavoro. Il dato regionale, presentato durante il seminario “Promozione dell'imprenditorialità e dell'integrazione sociale in Sicilia: la via del Microcredito”, organizzato dal Comitato nazionale permanente del Microcredito e frutto del progetto di “Monitoraggio dell'integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al Microcredito e alla Microfinanza” avviato l'anno scorso, parla chiaro. Perché su 219 domande presentate, 106 approvate, la stragrande maggioranza è arrivata da famiglie in difficoltà. Non a caso, su 586.310 euro di prestiti concessi la media per pratica è di 5.531 euro. Tanto quanto basta ad una famiglia per risolvere qualche problema immediato, ma non certo per creare lavoro o imprese.  

Ovviamente, anche Messina conferma questo modus operandi. In riva allo Stretto sono state presentate 150 domande e 80 sono quelle avviate. A fare la parte del leone le famiglie assillate dalla mancanza di denaro (69), mentre solo 11 sono state le imprese che hanno deciso di puntare sul microcredito. A gestire ed erogare i prestiti, che hanno un tasso del 4%, la banca di credito cooperativo “Antonello da Messina”.

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Francesco De Domenico

“Che questo strumento sia ancora visto come un mezzo di sostegno sociale -puntualizza Francesco De Domenico, presidente della banca- è abbastanza evidente. Tra l'altro, in alcuni casi, e solo uno ha riguardato un'impresa, ci sono stati problemi con la restituzione delle somme perché evidentemente non era chiaro che il denaro ottenuto avrebbe dovuto essere restituito. Persiste ancora una cultura della carità, mentre invece il microcredito è uno strumento di sviluppo che si fonda sulla certezza della restituzione. Peraltro, i tassi sono bassissimi e non coprono neanche i costi della pratica. In ogni caso, questa iniziativa è la conferma del ruolo sociale svolto dalle banche di credito cooperativo, che sono soggetti diversi dagli istituti di credito e che, oltre a fare impresa, hanno i titoli per essere attori dello sviluppo socio-economico del territorio in cui operano”.  

“Il microcredito -spiega Andrea Palomba, coordinatore del progetto- da strumento sociale come è stato finora deve diventare un mezzo per creare e nuove imprese. Deve aiutare i giovani, i cassaintegrati, le donne e gli immigrati, tutte categorie che a causa della crisi rischiano di essere tagliate fuori dal mondo produttivo, a crearsi un futuro. Invece da questo punto di vista non è ancora decollato. Dalla Regione Siciliana manca l'attenzione necessaria per questo importante strumento. Sono stati stanziati oltre 13 milioni di euro per gli aiuti alle famiglie, che peraltro devono ancora essere erogati, ma non c'è nulla per le imprese. Invece la strada da seguire è quella di innescare un circolo virtuoso per riattivare l'economia. Tra l'altro, delle somme messe a disposizione dal Fondo Sociale Europeo, fino ad oggi è stato utilizzato solo il 20%. Se i fondi inutilizzati fossero invece dirottati sul microcredito si potrebbero creare nuovi posti di lavoro”.

 Il progetto di monitoraggio attivato un anno fa, del quale il seminario dei giorni scorsi è stato parte fondamentale, è quindi indispensabile per valutare se effettivamente il microcredito è uno strumento in grado di contribuire in maniera risolutivo a creare nuovi posti di lavoro e ad avviare percorsi che portino ad una reale crescita economica. I fondi disponibili ammontano a 2 milioni 580 mila euro (risorse Pon-Fse 2007-2013) e sono finanziati dal ministero del Lavoro. “Con soddisfazione -puntualizza il presidente di Microcredito Mario Baccini– possiamo attestare che il know how maturato dall'Ente è una risorsa importante per lo sviluppo di un'economia sociale e di mercato che apra una strada concreta per la ripresa economica, perché con il microcredito non si finanziano i consumi, ma il lavoro”.

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