Messina, rinnovo Ordine degli Avvocati: le precisazioni del presidente Ciraolo

MESSINA. Volano gli stracci all'Ordine degli Avvocati. Da una parte i giovani dell'AIGA che durante una riunione convocata in una saletta del cinema Apollo hanno ribadito la volontà di far rinviare le elezioni per il rinnovo del dell'Ordine degli Avvocati di Messina per il quadriennio 2019-2023 già fissate per fine giugno. Scelta questa, determinata dalla volontà di aspettare la decisione della Corte Costituzionale, che si dovrà pronunciare in merito alla legittimità della norma che prevede il divieto di doppio mandato, impedendo così la candidatura dell'attuale presidente Vincenzo Ciraolo e di altri 3 consiglieri. Peraltro, non risulta che l'AIGA abbia mai presentato un'istanza all'Ordine per richiedere il rinvio delle elezioni.

Vincenzo Ciraolo
Il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Messina Vincenzo Ciraolo

Dall'altra c'è lo stesso Ciraolo con altri 5 consiglieri (Giovanni Villari, Giuseppe Vadalà Bertini, Nunzio Cammaroto, Isabella Celeste e Domenico Santoro) che con una nota dettagliata mette i puntini sulle “i” rispetto alla presa di posizione dell'AIGA.

“In merito al documento diffuso ieri al termine della riunione convocata da AIGA sez. di Messina, nella saletta del Cinema Apollo per richiedere il rinvio delle elezioni del Consiglio dell'Ordine, appaiono necessarie alcune precisazioni per fare chiarezza sulle vere ragioni dell'incontro così da evitare che il racconto di quanto accaduto, restituisca una verità distorta e frutto di una campagna elettorale avvelenata che però non può spingersi al punto da arrivare finanche a raccontare delle non verità.

– Non corrisponde al vero che “tutti gli Ordini nel resto del Paese hanno già deliberato il rinvio”.
In diverse città – Roma, Palermo, Lecce, Napoli, Benevento, Latina, Rovereto, per citare solo alcuni casi – si sono già svolte le elezioni e in altre, ad es. Catania, si terranno nei prossimi giorni;
– Non corrisponde al vero che chi sceglierà di candidarsi lo farà “in palese violazione di legge”.
La legge che i colleghi Consiglieri (autodefinitisi “opposizione”) si affannano a richiamare non prevede l'incandidabilità;
– È VERO, per contro, che le elezioni devono svolgersi entro il mese di luglio e che sono stati gli stessi Consiglieri, che oggi chiedono a gran voce il rinvio, a sollecitare con insistenza che si tenessero al più presto.
– E' VERO che i consiglieri che in passato hanno apertamente dichiarato che non si sarebbero candidati, dopo aver chiesto – non più di 15 giorni addietro – l'invio della convocazione dell'assemblea elettiva per i giorni 27, 28 e 29 giugno, si trincerano dietro iniziative altrui finalizzate al rinvio. Più semplicemente, non essendo loro preclusa la possibilità, potrebbero rivedere la loro scelta e presentare la candidatura.

Posto questo, quanto sta accadendo è di facile lettura: in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci, quelli come noi che in questi anni hanno dato anima e sangue per onorare il proprio incarico dedicando tempo, impegno, sacrifici e amore per il nostro Ordine, facendolo crescere e affermare a livello nazionale, hanno deciso di ricandidarsi continuando il percorso intrapreso per l'Avvocatura e per la Città e sono pronti ad adottare le scelte consequenziali in esito alla decisione della Corte Costituzionale.

Per queste elezioni abbiamo creato un gruppo di cui siamo orgogliosi perché è composto in parte da consiglieri d'esperienza e per oltre due terzi da candidati nuovi di alto profilo professionale.
Lo abbiamo fatto con l'obiettivo di non disperdere ma anzi di sviluppare l'ottimo portato avanti da chi lascia e al contempo consentire la formazione di una nuova classe dirigente nell'ottica di un gioco di squadra che ha sempre caratterizzato la nostra azione.

Ultimo inciso.
Abbiamo notato che alla riunione di ieri tra i 40/45 partecipanti (tra cui una decina di candidati, i loro colleghi di studio e alcuni praticanti), erano presenti alcuni componenti della cosiddetta “opposizione” in Consiglio.
Gli stessi che ci sarebbe piaciuto vedere “partecipare” anche alle numerose sedute dei Consigli nelle quali si prendevano le decisioni per i loro Colleghi e alle quali invece troppo spesso non hanno partecipato.
Ci sarebbe piaciuto che (con qualche rara eccezione) avessero esercitato la delega avuta dal Consiglio a inizio mandato.
Ci sarebbe piaciuto vederli accanto a noi, ogni mattina, nei locali del Consiglio a ricevere le istanze dei Colleghi e a cercare di dare loro soluzioni e risposte.
Ci sarebbe piaciuto vederli portare avanti con la stessa pervicacia idee, programmi, anche alternativi, rispetto al nostro progetto: abbiamo atteso, ma sul tavolo non è pervenuta una sola proposta.
Ci sarebbe piaciuto vedere chi sarebbe dovuto essere “al governo dell'Ordine”, governare, appunto, al posto di fare eterna e sterile opposizione.

Noi sappiamo, per averlo imparato e applicato in questi anni di esperienza ordinistica, che finite le elezioni bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, lavorare e lavorare nell'interesse dei Colleghi che ti hanno concesso l'onore di rappresentarli.
Proprio per questo siamo convinti che nei Consigli dell'Ordine, non possano e non debbano esistere “maggioranza” e “opposizione” e che, come in altre realtà, esista una componente che lavora e una che non lavora.
Noi ci pregiamo di far parte della prima e i fatti lo dimostrano.

Infine ci spiace aver dovuto fare queste doverose precisazioni sulla stampa, anziché con il naturale confronto all'interno della nostra istituzione. Ma il tempo dei desiderata è finito. Sul piatto restano le cose fatte. Il resto sono le parole e slogan da campagna elettorale”.

 

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