#Messina. Richiesti risarcimenti per i demansionamenti AOP

Paolo Todaro
Paolo Todaro

Visto che le tre denunce in Procura non hanno ancora sortito alcun effetto, adesso i 12 medici e biologi del Policlinico di Messina demansionati dopo 10 anni di attività passano alle maniere forti e chiedono un risarcimento danni che all' costerà oltre un milione di euro l'anno. “È stato commesso un abuso, non poteva essere dichiarata la nullità della delibera di equiparazione di oltre dieci anni prima -spiega Paolo Todaro, uno dei biologi coinvolti nella vertenza. L'equiparazione ai sensi dell'articolo 31 non è una norma imperativa e non bisogna effettuare alcuna procedura concorsuale per essere equiparati solo economicamente e non giuridicamente alla dirigenza. Sono state emesse delle ordinanze su ricorsi e reclami ex articolo 700 che hanno avvalorato la tesi dell'Azienda Policlinico dei Messina, stranamente di parere opposto ad altre sentenze emesse dallo stesso tribunale e dagli stessi giudici, che hanno invece equiparato alla dirigenza del personale tecnico privo di laurea. Quindi -prosegue Todaro- se sono valide le ordinanze per i 12 dipendenti devono essere applicate a tutto il personale dirigente che si trova nelle medesime condizioni. Secondo noi c'è una palese violazione del principio di equità e parità di trattamento. Se invece c'è stato errore, tutto deve essere rimesso al proprio posto, fermo restando che i responsabili che a vario titolo si sono molto prodigati a rovinare la vita lavorativa, professionale e personale di 12 persone dovranno risponderne, visto che sono sempre pronti a giudicare i lavoratori ma mai se stessi”.

La vertenza riguarda 12 tra dirigenti medici e biologi del Policlinico universitario di Messina, demansionati nel 2015 per i determinati dagli esuberi in alcuni reparti nonostante per oltre dieci anni avessero svolto mansioni dirigenziali. I dirigenti del plesso ospedaliero universitario coinvolti nella vicenda sono i responsabili degli Affari Generali e Risorse Umane Giuseppa Sturniolo, dell'Amministrazione Giuridica Gaspare Vella, della Prevenzione della Corruzione Aziendale Massimo Fiumara e degli Affari Legali e Contenzioso Giuseppe Giordano. I primi tre fanno parte della commissione incaricata di esaminare le posizioni dei medici e dei biologi, tutti provenienti dal personale universitario, Giordano invece è il legale dell'Azienda. Secondo loro, l'equiparazione non è valida perché i 12 non hanno sostenuto dei concorsi per accedere al ruolo di dirigenti.

“La commissione non ha valutato tutte le equiparazioni di tutti i dirigenti medici e biologi del Policlinico -spiega Todaro. Peraltro, alcuni componenti la commissione per motivi diversi non ne potevano fare parte. La Sturniolo perché era nello stesso tempo giudicante e giudicata in quanto anche lei è diventata dirigente con un'equiparazione e l'avvocato Fiumara (dipendente dell'Università di Messina, trasferito all'Azienda Policlinico che nel 2012 è stato equiparato a un dirigente di ruolo professionale e destinato al Settore Affari Generali e Risorse Umane) perché la sua giusta collocazione è l'Ufficio Affari Legali e Contenzioso”.

Per i 12 medici e biologi “era chiaro a tutti i dirigenti che tutto il personale universitario che presta presso l'AOU è equiparato ai soli fini economici e previdenziali e che per accedere alla dirigenza non è necessario effettuare alcuna prova concorsuale“. Una tesi questa, confermata da numerose sentenze del Tribunale del Lavoro, Corte d'Appello, Consiglio di Stato, Consiglio di Giustizia Amministrativa e Corte di Cassazione.

 

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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