#Messina. Referendum, LabDem e le ragioni del Sì

Da sin.: Parisi, Russo, Barbalace, Finocchiaro, Andò
Da sin.: Parisi, Russo, Barbalace, Finocchiaro, Andò

Nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni si è svolto venerdì pomeriggio un organizzato da LabDem Sicilia e LabDem Messina sul referendum costituzionale di e sui motivi del sì. I lavori sono stati introdotti da Massimo Parisi (segretario provinciale Giovani Democratici) e da Antonella Russo (capogruppo consiliare PD). Massimo Parisi ha dichiarato: “Il contesto nel quale versa non soltanto il Paese ma anche l'Unione Europea, pensiamo a fatti dei giorni scorsi, all'uccisione della deputata laburista, impongono una riflessione su quello che è effettivamente la necessità di ritornare a fare la politica. La politica che consiste non in una contrapposizione sterile, ma nella capacità di dare risposte. Oggi quello che emerge è la necessità di un procedimento legislativo che riesca a rispondere in maniera efficace e forte, anche con uno indirizzo chiaro. L'opportunità quindi di far ritornare la politica a essere uno strumento che risponde alle istanze e alle esigenze del Paese”. “Le ricadute dell'approvazione del referendum costituzionale nel caso in cui auspicabilmente dovesse passare la consultazione di ottobre sono tantissime -ha puntualizzato Antonella Russo. Soprattutto per quanto riguarda l'aspetto del nuovo Senato previsto nella riforma costituzionale. Il Senato delle Regioni e dei Comuni, che consentirebbe alle comunità locali e anche alla nostra città  di avere un'interlocuzione diretta con realtà nazionali e anche europee. Motivo per cui potremo intercettare molto più semplicemente e direttamente fondi europei”.

Subito dopo l'intervento del presidente nazionale LabDem Salvo Andò, che ha ricordato il ruolo assegnato alle Regioni dalla riforma che si voterà in ottobre. “Aspettavamo da più di 30 anni una grande riforma delle istituzioni che rendesse il Paese più giusto, il processo decisionale più veloce e soprattutto l'Italia più coesa -ha ricordato. La Sicilia dovrà essere capace di giovarsi di questa riforma costituzionale, che ripensa complessivamente il rapporto tra Stato e potere locale. Siamo una regione a Statuto speciale, avremo rappresentanti nel nuovo Senato e mi auguro che siano portavoce efficaci della nostra comunità regionale”. A concludere il confronto la presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro, che è andata dritta al punto. “Questa riforma costituzionale raccoglie tutto il senso dell'esperianza politica riformista dei 30 anni precedenti. Raccoglie l'esperienza della Bicamerale, quella della bozza Violante, dei richiami del presidente Napolitano, delle tantissime elaborazioni su questo tema. Qual è il fine di questa riforma? Rendere i governi più stabili e più efficienti. Governi di un uomo solo al comando? No, governi francamente ben bilanciati da un Senato che rappresenta innanzitutto le situazioni territoriali, rappresenta le Regioni, rappresenta i Comuni, esprime organi di garanzia, contribuisce all'elezione del presidente della Repubblica con un meccanismo pienamente garantista per il Senato, che è composto solo da 100 senatori e ha compiti di valutazione e controllo molto nuovi e molto incisivi”.

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