#Messina. Mafia a Barcellona: 8 arresti per l’Operazione Gotha V TUTTI I NOMI

DIAI carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, della Sezione Anticrimine del ROS di e i poliziotti del Commissariato di Barcellona P.G. stamane hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Messina Maria Luisa Materia su richiesta del Procuratore Capo Guido Lo Forte e dei sostituti procuratori Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, della Direzione Distrettuale Antimafia.

L'operazione ha portato all'arresto di 8 soggetti per estorsione, porto e detenzione illegale di armi. Reati aggravati commessi per agevolare l'attività dell'associazione mafiosa denominata famiglia barcellonese e per essersi resi promotori di una organizzazione attiva nel barcellonese dedita alla detenzione e allo .

Questi i destinatari della misura cautelare:

  1. PANTE' Mario nato a Vittoria (RG) il 16.12.1970, residente in Mazzarrà Sant'Andrea
  2. PINO Giovanni nato a Milazzo il 21.2.1983, residente in Furnari
  3. TORRE Sebastiano, nato a Barcellona P.G. il 03/03/1977, residente in Mazzarrà S. Andrea
  4. CALCO' LABBRUZZO Salvatore, nato a Tortorici il 16.8.1952, residente a Tripi
  5. OFRIA Giuseppe, nato a  Milazzo il 05.04.1994, residente in Barcellona P.G.
  6. ALESCI Alessio, nato a Milazzo il 12.05.1990, residente in Barcellona P.G.
  7. D'AMICO Bartolo, nato a Messina il 5.12.1989, residente in Barcellona P.G.
  8. CHIOFALO Marco, inteso Balduccio”, nato a Barcellona P.G. il 18.01.1993, ivi residente.

Agli stessi, tutti attualmente detenuti essendo stati arrestati di recente nell'ambito dell'operazione “GOTHA V”, alcuni anche per associazione mafiosa, il provvedimento è stato notificato nei luoghi di detenzione a Palermo, Messina, Caltanissetta e Siracusa.

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa avviata nel 2013 sul sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato dei barcellonesi, operante sul versante tirrenico della provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale, i cosiddetti mazzarroti, dei quali gli arrestati sono espressione e in nome della quale agivano.

Le notifiche di custodia cautelare in carcere rappresentano la prosecuzione dell'operazione antimafia GOTHA V, che ha individuato e colpito i nuovi assetti del sodalizio criminale, ponendosi in linea di continuità con le precedenti.

I reati individuati (estorsioni e spaccio di stupefacenti), hanno permesso all'organizzazione di fare cassa e sostenere le famiglie dei detenuti.

Le indagini dei carabinieri e della Polizia di Stato sono basate in prevalenza sulle attività di intercettazione telefonica e ambientale e sui servizi di polizia giudiziaria a riscontro e hanno visto il contributo delle vittime dei reati, che hanno confermato i gravi fatti che hanno dovuto subire nel corso degli anni.

Consentendo così di svelare la condotta degli attuali indagati, diretta prevalentemente a una sistematica attività estorsiva e all'organizzazione di una rete di approvvigionamento lo spaccio di droga.

In tale contesto, come evidenziato nell'ordinanza del GIP, assume particolare rilevanza il contributo delle vittime del reato estorsivo, che una volta arrestati i loro persecutori per altri reati, hanno deciso di rendere dichiarazioni accusatorie superando ogni contegno omertoso. Tale atteggiamento positivo, già manifestatosi in pregresse attività di indagine, è significativo del continuo rafforzamento del sentimento di fiducia nei confronti delle Forze di Polizia e della magistratura.

In particolare, l'attività di indagine del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G.,  che ha continuato a monitorare il nuovo assetto operativo dell'agguerrita frangia dei mazzarroti svelato con l'operazione antimafia GOTHA V,  ha consentito di confermare l'impegno di tale cosca per garantire continuità all'azione del gruppo nel settore delle estorsioni, per la quale oggi sono stati arrestati Giovanni Pino e Sebastiano Torre.

I due avevano imposto a una ditta di Furnari impegnata in lavori edili stradali, il pagamento di una tangente del 2% dell'importo complessivo dei lavori (55 mila euro), ottenendo pochi giorni prima del loro arresto per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi del 16 aprile scorso un acconto di 600 euro quale rata di Pasqua, dopo aver convinto l'imprenditore con la collocazione di una bottiglia incendiaria presso il deposito della sua ditta e le conseguenti intimidazioni.

Alla ricostruzione del fatto si è giunti attraverso le intercettazioni ambientali che hanno consentito di documentare le diverse fasi dell'approccio estorsivo. Nel medesimo contesto Mario Pantè è stato arrestato per estorsione con l'aggravante mafiosa, nei confronti del titolare di una struttura alberghiera dal quale aveva preteso a nome dei mazzaroti il pagamento di una tangente di mille euro. Lo stesso titolare era stato vittima anche di altri due componenti della cosca di Mazzarrà Sant'Andrea, Giuseppe Cammisa e Sebastiano Torre, arrestati in aprile nell'operazione GOTHA V, ai quali aveva dovuto versare altri mille euro a titolo di pizzo.

L'attenzione dei Carabinieri del ROS si è soffermata nel completare il quadro indiziario nei confronti dell'indagato Salvatore Calcò Labbruzzo, già coinvolto nell'operazione GOTHA del luglio 2011 perché ritenuto l'anello di collegamento tra la famiglia mafiosa dei barcellonesi e la cosca dei tortoriciani.

Ad accusarlo i collaboratori Santo Gullo e Salvatore Artino, in merito all'estorsione nei confronti di una società. In quella sede il GIP non aveva accolto la misura cautelare, che invece è stata emessa nell'ambito del presente procedimento perché le dichiarazioni accusatorie sono state supportate dalle dichiarazioni di uno degli amministratori della stessa impresa, che ha ammesso di aver effettuato dato del denaro a titolo estorsivo dal 2000-2001 e fino al 2011, prima a Santo Gulo e successivamente a Salvatore Calco Labbruzzo.

Nell'aprile scorso Alessio Alesci, Bartolo D'Amico, Marco Chiofalo e Giuseppe Ofria erano stati arrestati in relazione a un episodio di spaccio di droga. In tale contesto, il Tribunale della Libertà aveva ritenuto non sussistente l'aggravante del metodo mafioso.

Con il presente provvedimento il GIP, recependo in toto l'analisi investigativa dei carabinieri della Compagnia di Barcellona, ha contestato loro l'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l'aggravante di aver in uso delle armi.

In tal senso inequivocabili sono le nuove risultanze investigative e gli elementi di prova acquisiti soprattutto attraverso le intercettazioni ambientali all'interno dell'autovettura Volkswagen Touareg, in uso ad ALESCI Alessio, zio di OFRIA Giuseppe. L'attività tecnica di intercettazione ambientale, durata 9 mesi, ha consentito di poter comprendere le dinamiche interne all'associazione mafiosa “dei barcellonesi” decapitata, negli ultimi anni, dei suoi uomini di vertice nonché direttivi. Fin da subito, grazie alle intercettazioni ambientali, è stata captata una quantità considerevole di preziosissime conversazioni, dalle quali si evince – con chiarezza e senza alcun margine di errore o di fraintendimento – che i soggetti indicati, avvalendosi della forza intimidatrice promanata anche dall'uso delle armi, hanno commesso una serie di delitti tra i quali primeggia l'acquisizione e la distribuzione, svolta in maniera organizzata e sistematica, di sostanze stupefacenti sulla piazza barcellonese, su quella milazzese ed in altri comuni limitrofi, contesa in un primo momento ad altro gruppo emergente. I proventi, almeno parte di essi, sono stati destinati al mantenimento in carcere di alcuni detenuti, nella fattispecie dei fratelli MAZZU' Carmelo e Lorenzo (tratti in arresto nel luglio del 2013 a seguito dell'operazione “GHOTA 4”), per conto dei quali, o meglio raccogliendone l'eredità ed il posto lasciato vacante, gli odierni indagati chiaramente hanno agito.

Le risultanze delle intercettazioni, che costituiscono l'architrave delle odierne contestazioni, hanno consentito di  ravvisare che l'attività di spaccio di cui rispondono gli indagati, non è sporadica ma stabilmente consolidata all'interno della quale ogni sodale, con ruolo differente, è impegnato nel produrre la maggior ricchezza possibile attraverso la distribuzione nel mercato della droga. In tale contesto risaltano le figure di ALESCI Alessio e OFRIA Giuseppe ritenuti vertici e promotori della predetta organizzazione.

La medesima attività tecnica ha permesso di dimostrare che gli indagati, nell'ambito dell'attività illegale posta in essere, abbiano avuto la disponibilità di armi, come emerso in maniera esplicita dalle conversazioni intercorse tra CHIOFALO Marco e OFRIA Giuseppe – nel corso delle quali il primo è stato redarguito dal secondo per non aver dimostrato particolare cautela nella custodia di una pistola a suo tempo detenuta in casa – e tra D'AMICO Bartolo ed ALESCI Alessio, foriere di esplicite ammissioni a proposito del loro porto ed uso in pubblico.

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