#Libri. La tragica attualità di “Carrie” di Stephen King

carrie_lo_sguardo_di_satana_locandina_SiciliansQuando si parla di letteratura horror balzano subito in testa i nomi dei due massimi iniziatori di questo fortunato ed affascinante genere letterario: Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovercraft. Ma dagli anni '70 in poi subentra un che per bravura, prolificità e successo internazionale è stato più volte paragonato a questi due maestri ed è assurto a massimo maestro del brivido contemporaneo: Stephen King. I suoi libri sono stati letti da milioni di persone, amati sia dalla massa che da importanti artisti, soprattutto cinematografici, che dalle sue opere si sono inspirati per creare film di grande levatura. Tra questi, oltre allo Shining di Stanley Kubrick, spicca sicuramente il film di Brian De Palma Carrie – Lo sguardo di Satana (1976), tratto dal romanzo Carrie del ‘74. Fu con questo libro, pubblicato grazie allo spassionato e indispensabile consiglio della moglie, che King diverrà famoso in tutto il mondo.

È la storia di Carrie White, studentessa liceale del Maine vessata e derisa dai suoi coetanei, di una fondamentalista religiosa che le impone idiozie medioevali sul peccato e la redenzione, con poteri telecinetici ereditati dalla nonna materna. Il romanzo si apre con un episodio di disarmante orrore, banale nel suo essere tremendamente quotidiano: dopo la lezione di educazione fisica, nelle docce Carrie urla di orrore di fronte a delle gocce di sangue che le scivolano sulle gambe: sono mestruazioni, da cui sua madre ha voluto tenerla sempre allo scuro per motivi religiosi. Carrie viene derisa dalle sue compagne che le gettano addosso assorbenti, in un'atmosfera di ilarità generale. Nessuna migliore scena per trattare di un tema come il bullismo, tutt'ora molto attuale nelle scuole statunitensi.

L'unica ragazza che sembra nutrire compassione è Sue Snell, che sentendosi in colpa per aver partecipato all'episodio della doccia convince il proprio fidanzato, il bello e famoso Tommy Ross, ad accompagnare Carrie al ballo scolastico. Ma Christine, studentessa che nel romanzo assurge a perfetto esempio della ragazza vanitosa ed edonista, architetta insieme al fidanzato Billy Nolan, un piccolo criminale dalla vita familiare tormentata, uno scherzo: premiare Carrie come reginetta del ballo per poi versarle, alla luce dei riflettori, del sangue di maiale.

Ed è nel finale del romanzo, dopo che lo scherzo è andato in porto, che i fili tesi dall'eccellente macchina narrativa di Stephen King vengono al pettine e la furia repressa della protagonista, supportata dai suoi poteri telecinetici, scoppia in tutta la sua tragica potenza, uccidendo la maggior parte degli studenti, molti cittadini e anche la propria madre, che nel frattempo aveva architettato di uccidere la figlia perché nata da una impura e peccaminosa gravidanza. Il libro si chiude con Carrie distesa morente per terra e Sue Snell accanto a lei, commossa per il tragico destino di quella povera creatura, in un gesto di fraterna compassione che getta una tiepida speranza nel buio della disperazione.

Carrie è un libro sulla violenza che genera violenza, sull'ignoranza e sulla repressione, sull'egoismo e l'indifferenza. I personaggi sembrano tutti persi nelle proprie piccole faccende, incapaci di un sincero altruismo nei confronti della protagonista. Sono il frutto di una società malata, edonista, che reprime la diversità e accoglie la superficialità, che produce pazzia ed egoismo, in un orrore senza fine. Difatti è la società stessa a essere il fulcro principale in cui dovrebbero convergere le ansie e le paure del lettore. Perché se è vero che Carrie è il mezzo di cui lo scrittore si serve per dispiegare le proprie visioni d'incubo, è anche vero che il suo odio, frutto di una psiche disturbata, non è altro che l'effetto di una società altrettanto deviata. E non meraviglia il fatto che il primo romanzo di Stephen King sia tutt'oggi uno dei più censurati nelle scuole statunitensi.

Alessio Morello

Nato in Sicilia, adesso studente di cinema al DAMS di Roma. Divide le sue giornate fra introversione ed estroversione, vecchi film perduti, nuovi film sperduti, musica e lettura, il tutto rigorosamente mentre strimpella note discordanti alla chitarra. Si crede un esistenzialista con svariati dubbi universali in testa, che talvolta finisce per annegare nella baldoria di qualche pinta di troppo. Un pessimista pessimo. Vorrebbe differenziarsi e sfuggire dalla massa, ma forse è la massa che fugge da lui. Ponderato e istintivo al contempo, quando chiude gli occhi sogna fotogrammi in bianco e nero con un sottofondo rock 'n' roll.

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