L’affondamento della Produgal

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Dettaglio del relitto della Produgal

Sul terremoto del 1908 si è scritto e letto moltissimo. Immane tragedia, quel disastro naturale è, però, ancora in grado di raccontarci qualche storia inedita o conosciuta soltanto da chi si appassiona a certi risvolti meno noti di quel grande caleidoscopio che è la storia dell'uomo.

Un aneddoto, che per molto tempo è stato tramandato solo dalla tradizione orale, riferiva infatti di una nave, un vecchio vapore, che l'onda di maremoto provocata dalla scossa del 28 dicembre aveva trascinato dall'interno del bacino di carenaggio sui fondali del porto di Messina, uno tra i più profondi d'Europa.

Una storia davvero singolare, quasi incredibile. Per molti, soltanto il racconto fantasioso di qualche vecchio marinaio locale. Ed in effetti, i primi a raccontare di questa nave furono i palombari che lavoravano dentro l'area portuale, che per primi esplorarono il relitto. Solo le recenti ricerche di alcuni subacquei locali, però, hanno portato all'identificazione di quel relitto come il Produgal, mercantile russo che nel 1908 si trovava a Messina per riparazioni. L'identificazione di questo relitto, che appare sostanzialmente ancora in buono stato, meraviglia soprattutto per le incredibili circostanze che lo hanno portato in fondo al mare.

Anche se ancora oggetto di animati dibattiti nella scientifica, sembra infatti che la scossa sismica del 28 dicembre 1908 abbia generato onde di maremoto alte da 6 a 12 metri di altezza, che si sono infrante violentemente sulle sponde siciliane e calabrese dello Stretto.

Come abbiamo visto in occasione del maremoto nell'Oceano Indiano del 2004, la potenza distruttiva di questo particolare fenomeno è annunciata talvolta da un primo ritiro delle acque che, nel caso del terremoto messinese, indusse moltissima gente ad avvicinarsi alla spiaggia in cerca di riparo. Subito dopo, tre violente ondate si schiantarono sul litorale, causando la morte per annegamento di molta gente. Oltre alle persone, anche le navi alla fonda subirono grossi danni, collidendo l'una con l'altra o rompendo con forza gli ormeggi per andare alla deriva. Tra queste anche la Produgal, in secca all'interno del bacino, fu scaraventata in acqua dalla forza dirompente dei marosi, che prima danneggiarono le strutture contenitive e poi trascinarono la nave sul fondo.

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Documento d'epoca relativo alla nave russa

A riportare la notizia dell'incidente numerose testate giornalistiche inglesi, che parlando della tragedia di Messina e dell'eroico impegno dei marinai russi nella fase dei soccorsi, raccolsero la testimonianza di Constantine Doresa, un agente della compagnia assicurativa sul posto per supervisionare alle operazioni di riparazione,  che subito dopo la tremenda scossa si recò nella zona falcata e vide affondare il vascello nei pressi del bacino. Da allora, della nave non se ne seppe più nulla fino a quando, nel 2010, il lavoro di questi appassionati ha strappato all'oblio l'incredibile storia dell'affondamento della Produgal.  

In chiusura ci sembra opportuno richiamare una teoria sviluppata recentemente, che ha riacceso il dibattito sulla dinamica del fenomeno maremoto. Un gruppo di ricercatori delle università Tre e Messina, sostiene infatti che le onde potrebbero essere state generate da una frana sottomarina, innescata dal terremoto, avvenuta una cinquantina di chilometri a sud dell'epicentro, nel tratto del mare Ionio antistante Taormina e Giardini Naxos. Pare infatti che alcune campagne oceanografiche del Cnr abbiano individuato nel fondo del mare la nicchia di distacco e il materiale d' accumulo ai piedi della scarpata. In attesa che la scienza si pronunci in maniera definitiva su quali dinamiche si siano scatenate a Messina in quell'alba funesta del 28 dicembre 1908, non possiamo che ripensiamo alla vicenda della Produgal, e meditare su come l'uomo nulla possa di fronte alla forza della natura.

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