La guerra per la via Don Blasco finisce al Tar

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Una prospettiva della via Don Blasco

I Tar di Catania e Palermo hanno già ricevuto i primi ricorsi degli imprenditori di via Don Blasco contro gli inviati dalla Regione. Per ora sono oltre una decina, ma nelle prossime settimane si prevede una vera e propria presa d'assalto dei due Tribunali Amministrativi Regionali da parte degli altri operatori della zona cui stanno per scadere i termini per opporsi. 

Aspettare che l'amministrazione comunale si pronunciasse rispetto alla loro di chiesta di avviare la delocalizzazione delle imprese in un'altra area prima di avviare la bonifica di via Don Blasco non è servito a nulla, perché a dispetto delle promesse del sindaco Buzzanca, che anche al nostro giornale aveva garantito che prima della fine dell'estate avrebbe trovato una soluzione, la situazione è immutata. 

A parole i dirigenti della Regione esprimono solidarietà, ma nei fatti si trincerano dietro il recentissimo cambio al vertice e la presunta inesperienza sull'argomento del neo assessore Betta. 

“A noi importa poco se quando andiamo a Palermo o telefoniamo per avere informazioni il dirigente o il funzionario di turno ci esprimono solidarietà -commentano gli imprenditori di via Don Blasco. La verità è una: non c'è la volontà politica di risolvere questo problema. Peraltro, la documentazione in nostro possesso parla chiaro. La Regione appoggerà la bonifica della zona, che non dimentichiamo è un'area Asi, a patto che il Comune provveda a delocalizzare le aziende e presenti un progetto di recupero. Entrambe queste due condizioni esistono solo sulla carta, nonostante il Comune abbia scritto all'assessorato competente che la delocalizzazione è già stata avviata e che ci sono i progetti. Abbiamo cercato in tutti modi di arrivare ad un accordo amichevole, non ce l'hanno concesso e adesso andremo allo scontro in tribunale”. 

Tra l'altro, ad essere ignorata è stata anche la Confesercenti di Messina, che più volte ha preso posizione per tutelare le aziende di via Don Blasco, visto che anche le lettere dell'associazione datoriale sono rimaste senza risposta.

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