Irrera a mare, esproprio proletario del Comitato del Teatro Pinelli

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Gli ccupanti entrano nell'Irrera a Mare

Quando questa mattina hanno trovato i cancelli dell'ex Irrera a mare saldati, hanno capito che l'offerta di permettere che la seduta aperta del Consiglio del IV Quartiere si tenesse nel salone dell'Ente Fiera non è stato casuale.

Almeno, questo è quanto dichiarano gli occupanti del Teatro Pinelli. Che, con buona pace di chi pensava di avere archiviato per sempre gli anni Settanta, dopo essersi riuniti per decidere cosa fare si sono pronunciati per l'esproprio proletario dell'ex Irrera a mare.

Armati di flex hanno iniziato a segare i cancelli e poco dopo le 5 e mezza del pomeriggio sono riusciti ad entrare in uno dei luoghi simbolo di Messina. Centro di attività culturali e di feste memorabili fino agli anni Sessanta e poi in declino come il resto della città.

Il tempo di dare una pulita e poi via, con una festa che, giurano, durerà tutta la notte. Intanto, dal Comitato del Teatro Pinelli arriva un comunicato che spiega i motivi della decisione.

“L'Irrera a mare -si legge nella - riaperto alla cittadinanza dal Collettivo del Teatro Pinelli lo scorso 22 dicembre e richiuso a sorpresa presumibilmente nella notte fra giovedì e venerdì di questa settimana è stato nuovamente occupato e aperto alle attività culturali e sociali autogestite oggi pomeriggio.

Negli anni ‘50 si svolgevano qui il Festival Internazionale del Cinema di Messina e Taormina  e la cerimonia della consegna dei David di Donatello -ricordano ancora quelli del Pinelli.  In quel periodo Messina traboccava di spazi dedicati alla cultura che ora non esistono più. Teatri e cinema del centro si sono trasformati in negozi, supermercati, ristoranti, quando non sono stati abbandonati o demoliti. L'ex Irrera a mare è solo l'ennesimo luogo della memoria sottratto alla cittadinanza e affittato a privati a cifre esorbitanti (si parla di 3.500 euro solo per la notte di Capodanno). Abbiamo riconsegnato un bene comune alla città e alla sua antica vocazione”.

Il comunicato esprime un duro giudizio sull'atteggiamento tenuto dall'Autorità Portuale, accusata di aver di fatto “privatizzato queste aree demaniali” e di aver “ribadito i propri interessi di stampo privatistico cercando di impedire l' ai locali dell'ex Irrera a mare con intimidazioni e l'ulteriore chiusura degli spazi, mentre nello stesso tempo “il Segretario Generale Di Sarcina parlava di “vittoria per gli occupanti”  e della necessità di trovare una forma di “collaborazione” con gli stessi durante la seduta aperta del consiglio della IV Municipalità dedicata al futuro della cittadella fieristica.

Raggiunto al telefono l'ingegner di Sarcina ha risposto nel merito alle accuse degli occupanti sostenendo che la decisione di procedere alla chiusura dell'ex Irrera a mare sia stata presa “per volontà della Questura di Messina”, ribadendo inoltre la propria contrarietà al metodo “illegale” dell'occupazione, paragonato testualmente all'”entrare senza permesso in casa d'altri”. Quanto alle proprie offerte di dialogo con il Collettivo degli occupanti, il dirigente dell'Autorità Portuale ha tenuto a precisare che si tratta di una posizione sempre valida, purché sia l'ente di via Vittorio Emanuele a decidere “tempi, modalità e luoghi del confronto”.

La risposta del Pinelli non si è fatta attendere. Gli occupanti hanno sottolineato ancora una volta che il loro impegno ha come obiettivo primario  “la riapertura della Fiera e del suo teatro ogni giorno, perché quei luoghi siano vissuti dagli artisti, dagli artigiani, da lavoratrici e lavoratori della conoscenza e dello spettacolo, dai migranti, dai bambini, e da tutti coloro che se ne vorranno prendere cura. “Tutto questo  sta avvenendo da quasi un mese al teatro Pinelli -scrivono gli occupanti- dove la programmazione continua ogni giorno con spettacoli, concerti e performance che sono spesso replicati per il grande afflusso di spettatori partecipanti. La mattina il palco è sede di prove aperte, laboratori di formazione, riunioni. Attivi anche i tavoli di progettazione artistica, architettonica e giuridica e numerosi dibattiti, confronti, gruppi di lavoro e di studio ed assemblee pubbliche.

Il Teatro in Fiera Pinelli, l'ex Irrera a Mare e l'area della Fiera in quanto beni comuni devono essere preservati da ogni forma di privatizzazione -concludono gli occupanti- perché appartengono a tutti, ossia all'umanità nella sua interezza. Se un ente pubblico  cerca invece  di privatizzare i beni comuni tradisce il proprio mandato costituzionale e per questo suo comportamento illegittimo li abbandona alla libera occupabilità e riappropriazione della collettività.

Riunendosi e coalizzandosi dal basso si può scatenare una potentissima, contagiosa capacità corale di modificare il corso degli eventi. Il destino di tutta la cittadella fieristica sembrava segnato ed invece abbiamo scoperto che se non ci facciamo abbattere dal fatalismo e dalla rassegnazione possiamo vincere la sfida di una nuova democrazia,  sulle istanze dei cittadini e non degli speculatori”.

ha collaborato Tonino Cafeo

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