Incendio RAM, ora la conta dei danni a economia e ambiente

Incendio Raffineria Milazzo
Il rogo alla RAM

Le istituzioni e la RAM diramano comunicati rassicuranti, ma i rischi sfiorati sabato scorso a causa dell'incendio di un serbatoio della Raffineria di Milazzo sono ben chiari a tutti.

È vero che si è evitata una tragedia, ma è altrettanto vero che la popolazione della Valle del Mela teme seriamente le conseguenze dei fumi dispersi nell'aria negli ultimi 4 giorni.

Per il comparto agroalimentare e florovivaistico si prevedono danni per diversi milioni di euro, anche se Gino Savoja, past president della Cia di Messina, dichiara che “per quantificarli in dettaglio è ancora presto”.

A fare la mappa di quello che ci aspetta è Peppe Falliti, responsabile provinciale dell'Associazione Medici per l'Ambiente.

“Partiamo dai costi, non solo economici, per la salute. Prevediamo possibili incrementi nei prossimi giorni degli accessi ambulatoriali per visite ed esami specialistici per sospette intossicazioni alimentari, infermità metaboliche e respiratorie, l'aggravamento delle patologie croniche e l'aumento delle malattie di donne incinte, bambini, anziani. Non quantificabile, per il momento, l'aumento di malattie degenerative anche neoplastiche nei prossimi mesi e anni”.

Quali saranno le conseguenze per l'agricoltura? “Innanzitutto i depositi di sostanze oleose e materiale tossico e nocivo sulle coltivazioni in un'area difficilmente individuabile in virtù delle condizioni atmosferiche. Fatto questo, che comporterà costi notevoli per le analisi merceologiche sulla qualità e la salubrità degli alimenti. A essere danneggiati anche gli esercizi commerciali che vendono e  utilizzano questi prodotti, il settore della pastorizia per la presunta tossicità dei pascoli e del foraggio (con possibili blocchi della fertilità degli animali coinvolti, come già successo in altre occasioni simili ma meno gravi) e le colture florovivaistiche in campo libero”.

E il turismo? Sui si sono lette dichiarazioni di addetti ai lavori che hanno avuto disdette da parte dei clienti, che hanno chiesto di essere dirottai sulla fascia jonica. “Inevitabilmente ne risentirà anche questo settore. L'immagine del Comprensorio del Mela è stata irrimediabilmente rovinata per via dell' catastrofico, la ristorazione entrerà in crisi per l'approvvigionamento dei cibi e, come accennava lei, anche il mercato immobiliare sconterà le conseguenze della dequalificazione dell'intera zona”.

Per quanto riguarda l'ambiente? “Alla luce di quanto è successo è prevedibile un incremento nell'aria della quantità di CO2, dei derivati degli idrocarburi (anche cancerogeni) e dei composti solforati in un'area tanto vasta in proporzione alle condizioni meteo, con relativi costi per i controlli e l'acquisizione di costose attrezzature per il monitoraggio continuo. Ma il deposito di sostanze inquinanti nel suolo e nelle acque determinerà il conseguente inquinamento delle catene alimentari”.

Quale sarà, o meglio, quale dovrebbe essere il ruolo delle amministrazioni locali in tutto questo? “Dovranno approntare dei piani di emergenza esterni alle industrie a rischio (attualmente inesistenti), organizzare strutture deputate a punti di raccolta e centri di primo intervento in aree vicine e lontane dal Comprensorio del Mela, potenziare e ammodernare i mezzi di soccorso e mettere in conto eventuali azioni legali e di class action”.

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