Il vampiro dello Stretto, capitolo 23
Purtroppo c'era una cosa sulla quale non avrei mai potuto cedere di un millimetro: Marina. Se un bel giorno avesse deciso che dovevo fargli un riassuntino scritto della storia della mia vita avrei dovuto farglielo cantando e ballando. Sapevo bene quanto il piccolo mausoleo e le voci sullo spettro potessero essere un potenziale rischio per il mio e nostro anonimato. E se avesse deciso come per i miei e Valerio, che “erano un rischio troppo grosso per la comunità”? Non potevo accettarlo. Lo decisi là, giusto un attimo prima di rispondere alla domanda di Francesco.
– No. Se si tratta solo di questo non vedo perché non dovrei unirmi alla comunità.
– Abbiamo certi modi di comportarci, – puntualizzò Pietro, – certe leggi a cui obbedire, sia su come vivere che su come nutrirsi. Se non vorrai seguirle e restare al mondo, devi lasciare la città immediatamente.
– Messina è la mia città e non ho voglia di andare da nessun altra parte. Adesso, volete dirmi di quel famoso evento di cui avevate parlato?
Messina brucia. Non avevo mai visto niente di simile. Aveva ragione Francesco a dirmi che stavano preparando il più grande evento della Storia. Orde di vampiri a caccia nella notte illuminata dalle fiamme, un panorama degno del peggiore fra i gironi infernali. E io che mi ero stupito di vedere quel centinaio scarso di vampiri, su alla facoltà di farmacia.
Alla fine né i miei né Valerio sono stati catturati o torturati, era solo un bluff per vedere come avrei reagito. Non ne avevano bisogno ma non mi faccio illusioni, moriranno. È stata proibita la creazione di altri vampiri, c'è chi teme il sovraffollamento. Sovraffollamento! Mi viene quasi da ridere!
Sono di nuovo qua, da Marina. Non m'importa granché dell'attacco ma mi preme che non le succeda nulla. Il loro piano (o dovrei dire nostro?) riuscirà: siamo in troppi per fallire. Quell'ottantina che ho visto erano i soli membri della comunità fino ad un paio di mesi prima, ma poi ne hanno creati tanti altri. Hanno cominciato suppergiù quando io mi sono allontanato dalla città. Li hanno tenuti al buio, in attesa, prigionieri della loro Sete. Adesso li hanno sguinzagliati per la città sotto il comando dei più anziani. Centinaia di vampiri nella notte.
I comandi militari sono stati i primi ad essere attaccati. Il comando della Marina è stato occupato in tre minuti, per le navi ci è voluto un po' di più, visto che ce n'erano diverse, alla fonda. Il porto è stato occupato in un quarto d'ora. Anche i collegamenti per l'energia sono stati attaccati subito, la città è al buio. O meglio, sarebbe al buio se non fosse per i fuochi. Ci sono state moltissime esplosioni, Bagdhad al confronto è un campeggio estivo.
E va bene, lo ammetto, questa cosa mi ha spiazzato un po'. Non potrò fare nulla per impedire che tutto ciò avvenga, così come non posso impedire al sole di distruggermi, Messina resta la città dove rimarrò. E lo farò come voglio io. Distruggete gli uomini. Schiacciate gli eserciti. Prendete il potere ovunque nel mondo, sapremo occuparcene molto meglio noi. Ma nessuno potrà mai avvicinarsi alla sua tomba, uomo o vampiro che sia, perché ci sarò io a vegliare sul suo sonno. Quanto a Generale Inverno, ci sarà parecchio da lavorare. Dovrò ingraziarmelo e anche se lo conosco poco, so già che non basterà lisciargli il pelo. Dovrò sudarmela la sua fiducia: dovrò correre rischi per lui, lo dovrò aiutare, forse perfino salvargli la buccia. Ma quando volterà le spalle io ci sarò. E come mi ha insegnato il caro vichingo, dopo sarà l'alba a portarselo via, non io. (Fine)