Il vampiro dello Stretto, capitolo 22

Entrai dalla finestra sotto forma di nebbia sottile, quasi invisibile. Per mia fortuna stava proprio davanti alla finestra, così passai direttamente dall'esterno del quarto piano all'interno del suo corpo. Penetrai dalle narici, dalla bocca, dalle orecchie, dagli occhi, dalla pelle. Avevo imparato che potevo nutrirmi anche in quella forma e lo feci dolcemente, piano piano, fino a quando quel poveraccio non passò dal sonno alla morte. Feci pratica in un altro paio di occasioni, ma l'idea già ruzzava per il mio cranio che era una bellezza. Era una buona tattica. Eccellente, anzi.

Lo stronzetto era impulsivo e sicuro di vincere e in queste condizioni un attacco a sorpresa ha una potenza letale. Entrai dentro di lui prima che capisse qualcosa e quando finalmente capì, riuscì soltanto a balbettare un Oddio! Pieno d'orrore. Cominciai a nutrirmi, solo che non lo feci delicatamente come quella volta in ospedale. Fui come un'orda di barbari che saccheggia un villaggio di contadini, dando fuoco a tutto e roteando le asce tra urla e risa sguaiate. Non vidi l'effetto che questo fece su Valerio, ma vidi l'effetto sulle facce degli altri, paralizzati dallo shock.

– Può distruggerlo? – Sentii Pietro chiedere a Generale Inverno.

– Non lo so. – Fu la sua risposta. La sua era la voce dei secoli, sebbene velata dalla sorpresa e dalla curiosità, anche se era quest'ultima quella dominante. Continuai ad assorbire la sua forza vitale divorandolo come fa una brutta malattia, ignorando le grida sue e di tutti gli altri, fino a quando Generale Inverno non parlò di nuovo. – Gabriele. Non è consentito uccidere un altro vampiro senza il consenso del Consiglio. – Obbedii subito, anche perché temevo che il vecchio fosse in grado di ripetere il giochino di prima e costringermi. Una volta riprese le mie sembianze guardai giù: lo stronzetto era a terra, gracile e debole come un neonato. La pelle tirata e quasi trasparente mostrava le ossa spigolose del cranio, dal quale spiccavano i due pozzi neri degli occhi, scavati al punto che vi si poteva vedere a stento un luccichio vermiglio di vitalità. Le ossa delle mani correvano sotto la pelle come dossi su una strada asfaltata. Sapevo bene quanto funzionasse quella tecnica per nutrirsi, ma non credevo che sarebbe stata così efficace anche su un vampiro.

– Non posso ucciderlo. Posso solo ridurlo ad una larva.

– Non fa molta differenza! – Disse Francesco con trasporto.

– Ma non l'ho ucciso. Mi ha attaccato e mi sono difeso. Un po' di sangue e sarà a posto, se non mi pesta i calli di nuovo. – Nella sala calò un silenzio pesante come un capodoglio spiaggiato, interrotto soltanto da sporadici rantoli dello stronzetto a terra. – Adesso posso sapere se uscirò di qui con le mie gambe?

Nessuno sembrò voler rispondere, ma alla fine il più rapido a riprendersi fu Francesco. – Nessuno vuole farti del male. Vogliamo solo che entri a far parte della e che ne rispetti le leggi.

– E basta?

Mi rispose più con la sua espressione di plateale sorpresa che a voce. – Cos'è, sei deluso? – Ma più che deluso ero seccato: avevo appena deciso che l'esistenza di altri vampiri a Messina non mi andava giù. Me l'ero sempre cavata da solo e da ora in poi avrei dovuto obbedire alle loro leggi. Leggi di cui non sentivo la necessità. Erano troppi perché potessi ribellarmi e sapevo già di essere il Pisellino della situazione.

E poi c'era Generale Inverno: era capace di togliermi il libero arbitrio ogni volta che non avessi marciato al tempo della sua musica. Era una cosa che non avrei potuto digerire nemmeno fra mille anni e sapevo che nemmeno fra duemila anni sarei stato in grado di distruggerlo. Avrei dovuto piegarmi. (il 17 settembre l'ultima puntata)

Paolo Failla

Sano di mente nonostante un'infanzia con classici Disney e cartoni animati giapponesi, il battesimo del fuoco arriva con i film di Bud Spencer e Terence Hill, le cui opere sono tutt'ora alla base della sua visione sull'ordine del cosmo. Durante l'adolescenza conosce le opere di Coppola, i due Scott, Scorsese, Cameron, Zemeckis, De Palma, Fellini, Monicelli, Avati, Steno e altri ancora. Su tutti Lucas e Spielberg . Si vocifera che sia in grado di parlare di qualsiasi argomento esprimendosi solo con citazioni varie. Ha conosciuto le vie della Forza con una maratona di Star Wars di oltre 13 ore.

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