Il Tribunale di Barcellona dichiara il fallimento dell’Aicon

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I lavoratori Aicon davanti alla Prefettura durante una delle ultime proteste

Si è conclusa con un fallimento l'avventura dell'Aicon spa. A scrivere la parola fine per il gruppo di Giammoro fondato da Lino Siclari e il cui titolo in borsa è stato sospeso più volte, il Tribunale di Barcellona.

Ieri è stata depositata la sentenza, firmata dai giudici della Sezione Fallimentare, che sancisce la chiusura della holding specializzata nella costruzione di imbarcazioni da diporto. Ammessa a giugno dell'anno scorso al concordato preventivo, ad ottobre sono state avviate le procedure per valutare la revoca dello stesso, come poi ha richiesto il mese dopo il PM Fabio Sozio.

Ma i problemi dell'Aicon probabilmente non finiscono qui, visto che i giudici che hanno dichiarato il fallimento hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Barcellona.

Una fine, quella della holding di Giammoro, che fino ad alcuni anni fa in pochi avrebbero immaginato. Certo, qualcosa tra gli addetti ai lavori si sussurrava già da almeno 5-6 anni. Troppe barche in cantiere, il continuo turnover degli operai, una scalata molto rapida in Borsa. Eppure l'azienda era considerata il fiore all'occhiello dell'imprenditoria locale e di Confindustria Messina in particolare. Non a caso, il presidente della Aicon Spa Lino Siclari per diversi anni ha anche fatto parte di vertici dell'associazione.

Un rapporto molto stretto quello tra la holding e l'associazione degli industriali, tanto che nel giugno del 2009 l'azienda cooptò nel proprio Consiglio di Amministrazione l'allora direttore di Confindustria Messina Giovanni come garante dei piccoli azionisti, assegnandogli anche, come si legge in un comunicato dell'epoca dell'azienda, “l'incarico di membro del Comitato di Controllo Interno e del Comitato per le Remunerazioni”.

Un ultimo tentativo disperato di salvataggio risale al 2011 con la Aicon Marine, quando la Aicon Spa le affitta un ramo d'azienda, trasferendo nella nuova società 60 degli oltre 300 dipendenti del gruppo di Giammoro, con l'idea che nell'arco di 3 anni si sarebbe dovuto arrivare almeno a 180.

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Lino Siclari, presidente dell'Aicon

In quel periodo, lo sarà per pochissimi mesi, amministratore delegato della Aicon Marine è Salvatore Candido, manager messinese che lavora all'estero da anni richiamato in patria per l'occasione.

Siclari, in qualità di maggiore azionista, mette per iscritto che tra rinunzie, accrediti e fondi liquidi metterà a disposizione della Aicon Marine 5 milioni di euro.

Candido però ne ottiene solo 250 mila e non riuscendo a portare avanti l'incarico per il quale era stato chiamato, se ne va sbattendo la porta.

Siclari si mette al lavoro e ricostituisce il Consiglio di Amministrazione, ma il Piano Industriale siglato a maggio 2011 resta sulla carta.

Non ci sono fondi né commesse e i 60 dipendenti non ricevono gli ultimi stipendi e anche il TFR non è stato versato. I lavoratori non hanno scelta e chiedono di rientrare nell'accordo di cassa integrazione previsto per la Aicon Spa. Ma è l'inizio della fine. Intanto, per evitare che macchinari ed imbarcazioni si volatilizzino, la magistratura ha anche disposto i sigilli all'azienda.

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