Il sacrificio di Adolfo Parmaliana e la sua lotta per la verità

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Adolfo Parmaliana

Le sue denunce gli sono costate care. Al punto che, dopo essere stato rinviato a giudizio per diffamazione, verso le 14 del 2 ottobre 2008 Adolfo Parmaliana si gettò da un viadotto della Messina-Palermo.

A distanza di 4 anni, i fatti gli hanno dato ragione. La cupola affaristico-mafiosa barcellonese che per anni ha denunciato, Cassandra inascoltata e scomoda anche per i suoi compagni di partito, il PD, è stata scoperchiata.

Ieri il suo grande nemico di sempre, l'avvocato Saro Cattafi, arrestato nell'ambito dell'operazione Gotha III è stato condannato al 41 bis (il carcere duro) e allontanato da Messina. Il pubblico ministero Olindo Canali è stato condannato per falsa testimonianza in favore del boss barcellonese Gullotti, mentre il procuratore generale di Messina Franco Cassata è sotto processo a Reggio Calabria con un'accusa pesantissima: avere diffamato Parmaliana dopo il suicidio di quest'ultimo per impedire la pubblicazione del libro “Io che da morto vi parlo” di Alfio Caruso.

Docente di chimica industriale all'università di Messina, scienziato di fama internazionale e consulente di Veltroni quando quest'ultimo era sindaco di Roma, grazie ad accuse documentate e circostanziate, nel 2005 Parmaliana riuscì a far sciogliere il Consiglio Comunale di Terme Vigliatore per associazione mafiosa.

Autore di 120 pubblicazioni, relatore in 136 Congressi nazionali ed internazionali ed inventore di 5 brevetti, dai suoi detrattori Parmaliana fu accusato persino di non conoscere l'inglese. Alcuni mesi fa la famiglia ha ottenuto un risarcimento danni di 20 mila euro per diffamazione dall'ex sindaco di Terme Vigliatore Bartolo Cipriano, che lo aveva offeso pubblicamente durante un comizio. In sospeso, sempre per diffamazione, il processo contro l'avvocato Vito Calabrese.

Intanto giovedì è prevista una nuova udienza a Reggio Calabria dove l'imputato è il Procuratore Generale Franco Cassata.

“A quattro anni dal suo suicidio -commenta Sonia Alfano, parlamentare europeo e presidente della Commissione Antimafia a Bruxelles, il sistema mafioso barcellonese che Adolfo Parmaliana ha combattuto in prima persona è ben oltre la vicinanza al tracollo. Magari, adesso che Olindo Canali è stato condannato per falsa testimonianza in favore del boss barcellonese Gullotti, adesso che il Procuratore Generale di Messina Antonio Franco Cassata è imputato per diffamazione proprio ai danni di Parmaliana e adesso che Rosario Pio Cattafi è stato arrestato e andrà al 41 bis, a chi ha combattuto per queste verità, Adolfo compreso, saranno riconosciuti i meriti delle battaglie portate avanti. Nessuno di noi, che queste situazioni le abbiamo denunciate per anni, era folle o visionario come alcuni avrebbero voluto far credere. Anche il suo sacrificio -ha aggiunto la Alfano- è servito a riaccendere i riflettori sulla provincia di Messina e sulle ambiguità e sulle devianze praticate da alcuni magistrati di quel distretto giudiziario”.

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Il libro di Alfio Caruso "Io che da morto vi parlo"

Parmaliana era stato querelato per avere diffuso a dicembre del 2005 subito dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale un volantino dei Democratici di Sinistra, di cui era allora segretario a Terme Vigliatore, nel quale aveva scritto: “Il consiglio comunale è stato sciolto per ingerenza della criminalità organizzata! Giustizia è stata fatta: la legalità ha vinto! Tanti dovrebbero scappare…se avessero dignità». Il volantino non piacque per niente al vice sindaco Domenico Munafò, che non apprezzò neanche quello del maggio successivo, nel quale Parmaliana aveva scritto:  “Rassegnatevi, non siete legittimati a rappresentare le istituzioni. Il Tar ha respinto il ricorso proposto da alcuni ex consiglieri comunali “sciolti” e da ex amministratori rimossi dal Presidente della Repubblica. Il Tar ha attestato la necessità e la giustezza del decreto presidenziale. Il nostro Comune è stato oggetto di infiltrazioni della criminalità organizzata. La protervia, l'arroganza, il disprezzo delle leggi e le amicizie politiche non hanno fatto breccia. La legalità continua a vincere…”. Ma la goccia che fa traboccare il vaso è un articolo pubblicato dal giornale on-line ImgPress in agosto. A novembre scatta la querela e poi arriva il rinvio a giudizio dal sostituto procuratore Domenico Musto, mentre un altro magistrato, Giuseppe Martello, liquida come “critica politica” le pesanti accuse che Salvatore Isgrò aveva rivolto al docente e per le quali quest'ultimo lo aveva querelato.

Il clima attorno a Parmaliana ed alla sua famiglia diventa irrespirabile. Ferito da una giustizia nella quale non credeva più, deluso dalle istituzioni, impotente di fronte al fatto che nessuno dei membri dell'amministrazione di Terme Vigliatore sciolta per mafia fosse mai stato portato in un'aula di Tribunale e che la rete di potere e collusione che soffocava il centro tirrenico non fosse stata smantellata, alle 14 del 2 ottobre 2008 Adolfo Parmaliana si buttò da un viadotto della Messina-Palermo, lasciando la sua eredità morale in un'ultima lettera scritta poco prima di uccidersi.

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